Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la settola italiana all'inizio del secolo transitoriamente al governo, ma conscia dell'efficacia che ha il magistero che proviene dalla cultura, si studia di guadagnarsi il poderoso aiuto della opinione pubblica, la quale sola è capace di fare quello che può fare un Ministro. Ma se noi, come associazione, vogliamo esercitare un'azione diversa da quella di far pervenire delle petizioni in alto; se vogliamo che la voce nostra sia ascoltata dal popolo, non dobbiamo rinchiuderci nell'ambito ristretto del nostro tornaconto personale, e dobbiamo affissare con occhio sereno i problemi che il miglioramento della scuola coinvolge, senza temere di fare della politicd. Gl'interess1 nostri hanno relazioni con gli interessi delle altre classi sociali, piu strette con quelli di alcune, piu lontane con quelli di altre; e ogni variazione, che sopravviene nei rapporti delle classi tra di loro, ogni miglioramento che una di esse si conquista, è un fatto per sua natura eminentemente politico. Inoltre è chiaro che ogni mutamento nei rapporti delle varie classi deve necessariamente produrre dei mutamenti anche negli ordini scolastici. Le nostre scuole differiscono da quelle, per esempio, dei Gesuiti nei secoli scorsi o da quelle degli ultimi secoli del medio evo, non solo perché gli studi hanno battute vie nuove, ma principalmente perché è mutata la struttura economica della società, ed ogni età si è venuta foggiando le scuole di cui aveva bisogno. Ora quando noi chiediamo che si faccia la tale piuttosto che la tale altra riforma, noi per necessità facciamo una domanda che ha un substrato politico e sociale. L'abolizione o la conservazione del greco, la prevalenza degli studi scientifici o di quelli letterari, i tipi molteplici di scuole o la scuola unica, sono tutte questioni che non stanno da sé sole, ma si collegano intimamente, anche quando non ce ne rendiamo conto, con diverse concezioni ideali della società, sono questioni politiche. Lo stesso si dica, e<l a piu forte ragione, del ripartire in proporzione diversa dalla odierna le entrate generali dello Stato, in modo da dare mezzi maggiori a questo piuttosto che a quel servizio pubblico; dell'accrescere o diminuire le tasse; del frenare il beneplacito amministrativo rendendo piu precisi i diritti degli impiegati, o dell'abbandonarli invece all'arbitrio di chi esercita il potere. Se in una città si fonda un ginnasio piuttosto che una scuola tecnica o una scuola professionale, la spiegazione del fatto sta nelle condizioni economiche e sociali di quel paese, e la costituzione di una scuola è un fatto politico. L'avere resa obbligatoria l'istruzione elementare, il cercare ora che la legge non resti lettera morta, sono fatti politici, che offendevano ed offendono determinati interessi particolari, i quali però debbono cedere dinanzi all'interesse generale. Insomma qualsivoglia organizzazione di classe o non può esistere o deve per forza fare della politica. E fare della politica significa sempre allearsi cogli uni per combattere gli altri. Se volete che sia diffusa per quanto è possibile la istruzione elementare, voi vi alleate col popolo, che nella cultura cerca un mezzo di elevamento e di conquista contro gli avanzi delle oligarchie che nella scuola vedono un nemico. Se voi chiedete l'aumento delle tasse scolastiche nelle scuole medie, .voi vi alleate colla borghesia ricca, che desidera monopolizzare le professioni liberali e gl'impieghi, contro la piccola borghesia e contro il popolo minuto che la minacciano di concorrenza. Se invece chiedete che all'istruzione media si diano mezzi piu larghi sulle entrate generali, voi offendete gli interessi di quelle classi che hanno vantaggio dal perpetuar lo stato presente, e dovete acconciarvi a vederveli avversi. Far della politica significa far della lotta, lotta incruenta, cortese fin che volete, ma lotta che presuppone amici ed avversari. Ora quando noi diciamo che la Federazione nostra non deve appartenere ad alcun partito politico, intendiamo dire ·ch'essa si propone di formulare un programma suo proprio, che cercherà di tradurre in atto. Se alcune linee di questo programma coincideranno con quelle di un qualche partito politico, vorrà dire che la Federazione, almeno per una parte della via, camminerà di concerto con questo; ma essa non intende né di sfruttare alcuno né di lasciarsi sfruttare per iscopi che non sooo i suoi. Nondimeno già sin d'ora si può prevedere dove, nella maggior parte dei casi, troveremo amici ed alleati; basta confrontare le condizioni del tempo in cui viviamo, col programma che a poco per volta andiamo delineando a noi stessi. Come, in mezzo alla società del secolo XVIII e di una parte del XIX, la borghesia riusd a 140 BibliotecaGino Bianco

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