Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Prefazione riato industriale e agricolo, si rifiettono nel concentrarsi del suo pensiero sut problemi della scuola elementare e dell'educazione popolare. Nel suo saggio Un comune dell'Italia meridionale: Molfetta, apparso sulla "Critica Sociale" nel marzo-aprile 1897, Salvemini denunci"ava "il pericolo serio che corre il nostro partito nei paesi meridionali" a causa delle condizioni precarie nelle quali versava la piccola borghesia, rovinata economicamente, pronta a servire chiunque le consentisse di' sopravvivere e di esercitare una sia pur piccola parte di potere, disponibile per la classe dei lati/ondisti come per quella operai·a. Nella sua descrizione delle condizioni e della psicologia di questa classe faceva tesoro delle classiche analisi dei "piccoli borghesi di Parigi" e degli "spostati" dei medi ceti che dominavano nelle sezioni socialiste di Napoli, fatte da Marx e da Bakunin. "È impossibile dire le forme mostruose," scriveva Salvemini, "che prende il socialismo in queste teste spostate, mal nutrite, storpiate dal latino e dal greco. Dovunque questa gente penetra, porta la disorganizzazione e la rovina." Occorreva che i socialisti si rendessero conto del fatto che di questa classe sociale il partito aveva "piu da temere," che si doveva abbandonare "al suo destino" il piccolo proprietario, dedicando ogni sforzo all'organizzazione dei "proletari effettivi," "i braccianti e i massai." Per guadagnarli all'idea socialista, occorreva evitare di rivolgersi a loro in termini astratti, di dottrinarismo generico, o prospettando loro problemi economici, sociali e politici di larga portata nazionale e internazionale. Si doveva, invece, far leva sui loro interessi immediati, sostenere le loro rivendicazioni di concreti miglioramenti nelle condizioni e nel diritto del lavoro. "Educati alla lotta economica, i contadini intenderanno z·n un fiat, quando gliela spiegherete, la lotta politica e tutti gli altri elementi del nostro pro- . . . ,, gramma massimo e minimo. Le vicende dell'amministrazione comunale di Molfetta dell'ultimo ventennio avevano mostrato come tutte le speranze degli operai erano andate deluse sotto il dominio dei liberali progressisti e dei radicali°. Si ebbe un avvicendamento degli impiegati, un aumento degli studenti universitari. Il Municipio radicale si alleò col Seminario vescovile, "una fusione dell'elemento laico con l'ecclesiastico," per ottenere il pareggiamento del Seminario vescovile sussidiato dal comune. E da ultimo i radicali cercavano di otten·ere la creazione di "un liceo-ginnasio tutto laico." È in tale questione, espressiva dell'intera situazione di confusione e di corruzione in cui versavano le amministrazioni locali non solo a Molfetta, che i socialisti avrebbero potuto "portare una vera rivoluzione." "Noi socialisti," scriveva Salvemini, "abbiamo un'idea chiara e semplice da far prevalere: ogni liceo-ginnasio vescovile o non vescovile oggi è una fabbrica di spostati e non soddisfa nessuno degli interessi e dei bisogni dei lavoratori; al diavolo i preti e i laici; con il sussiXl BibliotecaGino Bianco

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