Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

L'organizzazione degli insegnanti e la scuola italiana all'inizio del secolo nostre come di tutte le altre associazioni, ma che la maggioranza della no- . stra classe, colta e civile sopra tutte, deve saper render vana, affermando contro qualunque piu incantevole insidia, che una sola è la scuola dai gradini infimi ai massimi, uno solo è il problema da risolvere, uno solo l'esercito combattente; e in quest'unico esercito i progressi degli uni non saranno mai attardati dalle invidie degli altri, perché la vittoria degli uni non potrà esser che nuova condizione ad affrettare le vittorie di tutti gli altri. Non esageriamo E altri gruppi sociali, al di là degl'insegnanti primari e universitad, hanno con gl'insegnanti secondad comunità d'interessi, non cosi stretta e intima come i primi, ma pur sempre necessaria e non trascurabile: e sono gli altri funzionari dello Stato, che si agitano anch'essi per esser sottratti agli arbitd e ai favoritismi dei grossi burocratici e dei politicanti; e - poiché tutti coloro che vivono del proprio lavoro, intellettuale o muscolare, formano un'unica classe, che deve esser solidale nell'opera di difesa e di conquista com'è unita sotto il giogo del malessere economico e del soffocamento morale - anche nelle moltitudini lavoratrici, che come noi soffrono e combattono per la tutela dei loro diritti, noi, smessi i vecchi pregiudizi, dobbiamo avvezzarci a vedere degli amici e all'occasione degli alleati. Solo è bene che la consapevolezza di questa comunanza d'interessi non sia esagerata fino al segno di farci dimenticare il punto di partenza e indurci a dissolvere del tutto l'esistenza nostra in un abbracciamento universale. La nostra classe, uscita appena da un periodo di deplorevole dispersione, minaccia di essere invasa da una specie di furore di solidarietà con tutti e con tutto; e se dovessimo ascoltare alcuni nostri colleghi, noi dovremmo spingere gli altri impiegati ad organizzarsi, noi dovremmo dar l'opera nostra anche all'organizzazione del proletariato, noi dovremmo essere come i cavalieri erranti di tutte le cause belle e di tutte le cause giuste .. E dovremmo cosi trascurare la organizzazione delle nostre forze, che è ancora tutt'altro che perfetta ed è insidiata da molti nemici palesi e occulti ed ha bisogno di molte cure; dovremmo abbandonare la cura dei nostri mali diretti, per metterci a curare i mali di tutti gli altri, perché dalla guarigione degli altri verrà alla fine un vantaggio anche alla salute nostra. È questa una opinione senza dubbio rispettabile e oseremmo dire anche seducente; ma "prima charitas," diceva San Francesco, "incipit ab ego," ed ogni classe deve occuparsi soprattutto delle rivendicazioni proprie. La società è certo un organismo complicatissimo dalle molte ruote, e nulla sarebbe piu erroneo che voler muovere una ruota sola indipendentemente o - peggio ancora - contro il movimento delle altre; ma ogni gruppo sociale ha la propria ruota da far girare, e sarebbe molto ma molto in104 BibliotecaGino Bianco

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