Gaetano Salvemini - Scritti sulla scuola

Polemiche con gli "amici della scuola" prendono in burletta le circolari del Ministro, si tagliano i panni addosso al preside e ai colleghi anziani, si sfida con imprevidenza eroica il destino. Ma la santa primavera dei 25 anni, cari amici, che forse non siete stati mai giovani e non siete mai andati coi pantaloni rattoppati, perché fin da principio avete saputo "arrangiarvi" nel mondo, la divina gioventu non è eterna, purtroppo! Passano gli anni e scemano le forze e la croce diventa sempre piu grave: si lotta fin che si può fra il bisogno e il dovere, e finalmente si cade. E allora l'insegnante va a scuola non piu a creare anime, ma a guadagnarsi lo stipendio: muore il maestro e non resta che il mestierante, gretto, arido, sfiaccolato, non sempre scrupoloso, che si risparmia piu che può, perché deve ancora lavorare nelle lezioni private; egli non vivifica piu la lezione col dialogo ininterotto, brillante, geniale, non anima piu le fredde parole dei testi col soffio ardente dell' entusiasmo. Tutto nelle sue mani si scolorisce e si deforma; la scuola diventa un laboratorio di riproduzioni meccaniche, una fredda e svogliata occupazione per gli alunni e per il maestro. Ed ecco una delle ragioni per cui si dice, e giustamente, che gli alunni lavorano troppo! Gli alunni non dovrebbero lavorare a casa, dovrebbero imparare a scuola: ma il maestro, stanco, esausto, irritabile, in iscuola lavora il meno possibile; aumenta piu che può i compiti di casa per compensare il manchevole lavoro della scuola: e l'alunno si annoia e si affatica a casa e a scuola! Il sovraccarico intellettuale degli alunni è in buona parte effetto dell'esaurimento fisico del maestro. Ed ecco anche la ragione principale per cui la scuola non è, come dovrebbe, educativa. I giovani non si avvezzano al compimento del dovere con le volate retoriche, con gli entusiasmi a freddo e con le lavate di · capo; ma coll'esempio, solo coll'esempio. L'alunno, quando vede che il maestro non sfugge in modo alcuno all'adempimento del suo dovere, che corregge i compiti con puntualità e diligenza, che è giusto fino allo scrupolo e primo sempre al lavoro, si avvezza a poco a poco a fare altrettanto anche lui; impara senza bisogno di chiacchiere e di concioni a fare il galantuomo. Ma quando l'insegnante fiaccato da una vita torbida di ristrettezze e di dispiaceri, ha perduto ogni amore all'ufficio e non mostra piu fervore alcuno al lavoro, allora ha un bel contare all'alunno la fandonia di Muzio Scevola, che mette la mano sul fuoco, o la storia vera di Pietro Micca, che sacrifica la propria vita alla patria! L'alunno ascolterà sorridendo e intanto darà un pizzicotto o una pedata al compagno vicino. E a questo punto intervengono solenni gli amici della scuola - tutti idealisti - e ci dicono che abbiamo certo "mille volte ragione" a lamentarci delle nostre miserie - e allora? - ma che faremmo meglio a "non trascurare gl'interessi della scuola"; quando pure non si degna di interloquire qualche "superuomo," il quale - parla con conoscenza di causa! - ci dice: "prima di fondare il partito della scuola, scegliete il partito di far lezione bene!" È press'a poco il disinteressato consiglio che si è compia77 BibliotecaGino Bianco

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