Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale pido ritorno italiano in Somalia, quanti comizi di protesta ebbero luogo in Sardegna, in Sicilia, nel Napoletano, contro siffatto sperpero che è crimi– nale per un paese ridotto nelle condizioni presenti dell'Italia? Le informazioni che il _Vinci raccoglie sulle malefatte della mafia set– tentrionale," sono dovute quasi tutte a uomini di cuore oltre che di intel– letto, che non sono meridionali: sono settentrionali. I meridionali si tengo– no del tutto, o quasi del tutto, estranei a quelle ricerche. Quando si dice "meridionali," si devono intendere le classi supenon e medie meridionali: specialmente la piccola borghesia intellettuale: avvo– cati, medici, insegnanti secondari ed elementari, piccoli impiegati· locali, medi e piccoli proprietari cittadini oziosi. 9li operai delle scarse indu– strie, gli artigiani, i piccoli coltivatori diretti, i piccoli fittavoli, i giorna– lieri agricoli, che cosa potrebbero fare da sé? Hanno bisogno di guide. E queste vengono quasi tutte dalla piccola borghesia intellettuale: special– mente dalla solita genia degli avvocati. Saprebbe dire Vinci che cosa mai questa classe dirigente meridionale ha fatto, se non servire supinamente la mafia del Nord, tradendo i propri concittadini e se stessa? Non ha siste– zp.aticamente venduto ogni diritto di primogenitura per miserabili piatti di lenticchie? Si suol dire che gli Italiani del Mezzogiorno sono intelligenti. Fra quelli che lavorano manualmente, e specialmente fra gli agricoltori che vi– vono all'aria aperta, c'è intelligenza quanta in ogni altra popolazione di questo mondo; sono incolti e impastoiati dalle tradizioni, ma la intelligenza c'è: direi che ce n'è piu che fra i contadini della Lombardia, della Francia e della Svizzera (non della Toscana). Sono uomini piccolini, magri, asciut– ti, dalla voce maschia, che vivono di un pezzo di pane condito con un po– modoro o un peperone. Ma appena si passa ai "galantuomini" la scena cam– bia: grassi, con_le borse sotto gli occhi, si sbottonano i pantaloni quando mangiano, per mangiare di piu, e passano la serata giocando il tressette al circolo dei civili; torpidi di comprendonio, voce in falsetto: un'altra razza. E quando un contadino si arricchisce - càpita anche questo - e i suoi nipoti vanno all'Università, questa terza generazione degenera anch'essa fi– sicamente e intellettualmente, e passa dalla r~zza che ha la voce maschia alla razza che ha la voce femminea. È una leggenda che il piccolo borghese intellettuale meridionale sia intelligente. È pronto: cioè, mentre un Piemontese sta pensando alla rispo– sta da dare alla sua domanda, lui legge la risposta sulla punta del naso del Piemontese e la dà prima ancora che l'altro cominci a fiatare. Questa pron– tezza, che si trova fra gli isterici indovinatori del pensiero sui palcoscenici, è scambiata con la intelligenza, ma non è. Intelligenza è saper coordinare i mezzi al fine. Il piccolo-borghese intellettuale del Mezzogiorno d'Italia è di regola uno scombinato, che non coordina mai niente. Perciò è di regola, come ho detto, un autolesionista. Eccezioni ce ne sono, naturalmente. E queste eccezioni, appena posso- 644 BibliotecaGino Bianco

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