Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Federalismo e regionalismo sere quel che è un cantone svizzero. L'Emilia, con 3 miliòni e mezzo di abitanti, su 22.000 chilometri quadrati, sarebbe un altro cantone simile a un cantone svizzero. Ma il Dio di Pio XII e il non-Dio di Stalin si divisero l'Emilia in due fette: le province sul Po a Togliatti e quelle sull'Adriatico a De Gasperi. Come faranno ora le acque dei fiumi emiliani a scorrere tutte verso l'Adriatico invece di dividersi fra due mari diversi? Si può sapere a chi i regionalisti italiani hanno dato il cervello a pigione? Insomma, invece di applicare quel cretino articolo della Costituzione, che ha inventato diciannove regioni artificiali, sarebbe bene prendere in esa– me il problema delle autonomie comunali e provinciali. Basterebbe, a que– sto scopo, cominciare con estendere a tutta l'Italia l'autonomia concessa alla regione-provincia di Val cl' Aosta, e poi lasciare che ciascuno se la sbri– ghi da sé, come meglio crede, a proprio rischio e pericolo, e a proprie spese. I deputati ed i senatori al Parlamento centrale - qualora riescissero a scendere dal cielo in terra e ad imporre la propria volontà alla burocra– zia romana, che non cederà mai, se non costrettavi, nessuna delle sue at– tribuzioni - dovrebbero risolvere un problema essenziale per la vita degli Enti locali, dopo averne riconosciuta la autonomia. Dovrebbero dotarli con redditi finanziari indipendenti da quelli del Governo centrale, e larghi abba– stanza per consentire un piu ampio sviluppo alle loro iniziative. A che cosa varrebbero le autonomie locali, se i Comuni e le Province, e le eventuali federazioni regionali, fossero cosf povere da non potere consentirsi piu larghe attività di quelle, assai striminzite, che sono loro consentite oggi dalla po– vertà delle entrate? In Svizzera, in Inghilterra, in America, l'imposta fon– diaria e l'imposta sui fabbricati vanno tutte agli Enti locali. I Governi cen– trali riscuotono le imposte sul reddito, i proventi doganali, i proventi delle poste, e quelli di ogni altro servizio avente carattere nazionale. Naturalmente, insieme coi proventi della imposta fondiaria e della im– posta sui fabbricati, si dovrebbe esaminare quali servizi pubblici oggi usur– pati dalla burocrazia, dovrebbero essere trasferiti dal Governo centrale agli Enti locali. Un esempio. Se si rest1tmssero alle :Amministrazioni comunali le scuo– le elementari insieme con la intera imposta fondiaria, si farebbero un viag– gio e due servizi: 1) si perequerebbe la imposta fondiaria, che oggi è assai sperequata fra Nord e Sud a vantaggio del Nord, e si perequerebbe nella forma piu semplice: ognuno si tenga il suo; 2) si sottrarrebbero le scuole ele– mentari alla mala amministrazione della burocrazia centrale. Molti protesteranno contro questa mia seconda idea. - Quale obbro– brio non erano le scuole elementari quando erano amministrate dai Co– muni? - È vero: quando le scuole elementari erano amministrate dai Co– muni, i maestri elementari erano esposti alla prepotenza dei tirannelli lo– cali. Ma la legge del 1901 sullo stato giuridico dei maestri elementari li 635 BibliotecaGino Bianco

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