Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale zo: città romane (anzi Arezzo preromana), i cui confini provinciali sono su per giu oggi quali si trovano nei documenti sopravvissuti all'alto ,Medio– evo. Molte province non solo risalgono al mondo romano, ma corrispondono perfettamente a una regione naturale: provincia di Foggia = Capitanata; provincia di Bari = Terra di Bari; provincia di Lecce= Terra d'Otranto o Salento ecc., ecc. Guardate una carta della Calabria. La provincia di Reg– gio Calabria consiste in un massiccio centrale, l'Aspromonte, e di un bas– sopiano periferico bagnato dal mare. Questa provincia-regione naturale è divisa, mediante un profondo avvallamento, da un'altra regione naturale, che forma la provincia di Catanzaro. E questa provincia consiste anch'essa di un massiccio centrale (culminante nel Monte Pecoraro) e di due bassipiani laterali, uno sull'Ionio e l'altro sul Tirreno. E questa provincia è divisa an– ch'essa mediante un avvallamento profondo dalla provincia-regione naturale di Cosenza, che consiste anch'essa di un massiccio centrale, la Sila, e due pia– nure laterali. Si può sapere perché queste tre province.. regioni naturali deb– bano essere messe insieme in una nuova creazione artificiale, la Regione Ca– labrese, cosf che il cittadino di Pentedattilo, che abbia un affare da sbrigare con quella che oggi è la sua Amministrazione provinciale, debba andare non piu a Reggio Calabria, ma dove? a ·Catanzaro, o a Cosenza? Invece di concentrare da Roma piu province in una "regione," biso– gnerebbe decentrare le Amministrazioni provinciali in Amministrazioni cir– condariali, anche esse elettive. Beninteso che anche questi smembramenti dovrebbero essere decisi localmente dagli interessati, e non dai bestioni di Roma, ispirati da chi sa quale Dio. Le province sono inefficienti (altra cosa da artificiali), perché già nei regimi dispotici preunitari le burocrazie accentrate avevano spogliato gli amministratori locali di ogni funzione e autorità. La burocrazia del regime unitario non ha lasciato loro altro da fare che qualche strada, la cura dei pazzi e poche altre funzioni che la legge non vieta loro d'assumere. Quel che occorre in Italia non è sovrapporre catafalchi di "regioni," buone a niente, su gruppi di province buone a niente. Occorre invece tra– sferire dall'amministrazione centrale agli Enti locali (Comuni e Province) fonti di reddito e funzioni, che appartengono malamente oggi alla· burocra– zia centrale, liberare quelle Amministrazioni locali dal soffocamento pre– fettizio, e poi lasciare che i cittadini, attraverso tentativi liberamente fatti ed errori pagati da loro stessi, imparino a poco a poco ad auto-governarsi. C'è, a quel che pare, oggi in Italia, della gente, che vuole la "regione," d d h " . " . 1· . d bbe " " ere en o e e una reg10ne 1ta iana cornspon ere a un cantone svizzero. La Svizzera, con 4 milioni e 300.000 abitanti su una superficie di 41.000 chilometri quadrati, è divisa in ventidue cantoni autonomi. In Italia si pretende di mettere 4 milioni di piemontesi, viventi su circa 30.000 chi– lometri quadrati, nel sacco di una sola "regione" che pretenderebbe di es- 634 BibliotecaGino Bianco

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