Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Federalismo e regionalismo Intendiamoci: non sarebbe giusto dire che tutto sia stato fatto male. L'autonomia concessa alla Val d'Aosta (una regione bene individuata, che coincide perfettamente con una delle province tradizionali) è stata abbastan– za bene ideata, per merito non dei costituenti, che non ci capirono nulla, ma degli elementi locali che sapevano quel che volevano. E se ci fosse buon sen– so fra i politicanti italiani, le autonomie riconosciute alla regione-provincia valdostana dovrebbero servire come modello per tutte le province d'Italia, salvo in esse - ripeto - la facoltà di federarsi in organizzazioni superiori, che nulla vieta di chiamare "regioni." Diverso è il caso dell'Alto Adige-Trentino. In questa "regione" sono stati messi insieme, come nel sacco del parricida, i Tedeschi dell'Alto Adige, a cui sarebbe stato meglio lasciare la libertà di andarsene magari a casa del diavolo, e gli Italiani del Trentino. La parte tedesca, compattamente cleri– cale, associata alla maggioranza clericale del Trentino, soffoca nel Trentino il movimento che fu la gloria di Cesare Battisti. L'Alto Adige-Trentino è diventato una piu vasta Città del Vaticano. Quando il problema dell'Au– stria sarà risolto, allora l'irredentismo tedesco risorgerà indomabile, e i Te– deschi dell'Alto Adige si porteranno dietro verso l'Austria i contadini (Ita– liani ma clericali) del Trentino. Naturalmente, questo avverrà per mezzo di un plebiscito, al quale assisterà un certo numero di "esperti" americani, che non capiranno nulla di nulla, ma certificheranno la perfetta regolarità delle operazioni. Bella, immortal, benefica fede ai trionfi avvezza, scrivi ancor questo. Quanto alla regione siciliana e alla regione sarda, sulla porta di quei due baracconi bisognerebbe iscrivere la formula pirandelliana "non è una cosa seria." La prendono sul serio i soli politicanti, che vanno nei due Consigli .regionali a fare i discorsi inutili, e gli impiegati delle nuove burocrazie re– gionali, che si sono inseriti fra la burocrazia centrale e le Amministrazioni provinciali, quasi che d'impiegati in Italia non ce ne fossero abbastanza. Un luogo comune spesso ripetuto come verità inconcussa, è che la pro– vincia italiana è una creazione "artificiale." Artificiale? Se per artificiale s'intende qualcosa che è stato creato, a torto o a ra– gione, dalla volontà degli uomini svincolata da ogni tradizione, artificiali sarebbero le regioni fabbricate arbitrariamente a Roma da alcune centi~aia di ignorantoni designati come deputati da poche dozzine di imbroglioni che cucinarono nelle camorre-direzioni-dei-partiti le liste dei candidati da essere inghiottite in blocco dagli elettori. Artificiale fu la unità burocratica imposta all'Italia nel 1859-60, cioè il neoplasma francosavoiardo - dato che un can– cro possa essere detto artificiale, oggi, dopo quasi un secolo di vita. Quasi tutte le province italiane esistevano prima del 1860, quando non si parlava né di unità nazionale né di accentramento burocratico. Molte pro– vince sono le civitates del mondo romano. Firenze, Lucca, Pisa, Siena, Arez- 42 633 BibliotecaGino Bianco

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