Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale di sospenderli dalle funzioni, o di sciogli.e'rliaddirittura mandando commis– sari. Cioè, affermiamo la autonomia delle Amministrazioni comunali e pro– vinciali di fronte ai prefetti, agenti del Governo centrale nel soffocamento dei governi locali. I Consigli comunali e provinciali diventeranno altrettante repubbliche autonome, ciascuna entro i limiti delle proprie competenze, cosf come sono i Consigli comunali e cantonali in Svizzera, i Consigli comunali e Consigli di contea in Inghilterra, i Consigli comunali e Consigli statali nell'America del Nord. I Consigli comunali e provinciali autonomi avranno il diritto di riorganizzare le proprie amministrazioni interne per adattarle ai bisogni locali, senza essere costretti nel letto di Procuste di una legge co– munale e provinciale, che oggi è unica per Torino e Siracusa, per Fras– sanelle nel Veneto e Sant'Eufemia di Aspromonte in Calabria. Beninteso, i regolamenti interni comunali non potrebbero mettersi in conflitto coi rego– lamenti provinciali, finché questi non siano stati modificati per volontà degli interessati; e i regolamenti interni provinciali non dovrebbero e0:trare in conflitto con le leggi nazionali. La magistratura ordinaria, o meglio una speciale sezione del Consiglio di Stato, e in ultima istanza, la Suprema Cor– te costituzionale, dovrebbero giudicare sugli eventuali conflitti di competenza. Le amministrazioni dei singoli Comuni autonomi dovrebbero avere il diritto di staccarsi da una provincia per federarsi con un'altra. Un gruppo di Comuni nella stessa provincia dovrebbe avere il diritto di formare una nuova provincia. Piu province dovrebbero avere il diritto di confederarsi formando permanenti amministrazioni regionali piu vaste, oppure consor– ziarsi per provvedere a particolari interessi comuni. Chi vuol rimanere com'è, resti com'è. Tutto questo senza nessun bisogno di domandare nessun per– messo né al Parlamento centrale né alla burocrazia romana. C'è fra la Liguria e la Toscana una regione naturale ben de.finita, la Garfagnana, i cui cittadini riescirono .finalmente a ottenere che la loro re– gione formasse un'amministrazione provinciale propria. Deve la Garfagna– na rimanere come regione-provincia a sé, o deve federarsi con la Liguria, o con la Toscana, o come hanno pensato certi cervelli bislacchi, col Modenese, che gli Appennini - altissimi proprio a questo punto - dividono dalla Garfagnana? Questo è problema che deve essere deciso dagli abitanti della Garfagnana per mezzo dei loro delegati nei loro Consigli comunali e nel loro Consiglio provinciale, e non dai burocrati romani, o dal Parlamento centrale. Che cosa ne sa un Siciliano della Garfagnana? Come può un Pie– montese decidere se la provincia di Bari e quella di Foggia debbano o no formare una regione? E deve un Veneziano mettere becco nella questione se le province della Sardegna debbano o no federarsi in una regione sarda? Se un problema di questo genere non lo risolvono i Sardi da sé, chi sarà mai capace di risolverlo? ,... Qualche tempo fa lessi su Critica politica un lavoro di geografia .fisica, assai ben fatto, sulla regione emiliana. Non c'è dubbio che l'Emilia forma una regione geografica perfettamente definita, fra il Po, gli Appennini e 630 BibliotecaGino Bianco

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