Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Federalismo e regionalismo quali che fossero - dovevano essere costruite non sui luoghi dagli interes– sati, lentamente, secondo i loro bisogni e le loro esperienze, magari attra– verso tentativi errati. Dovevano essere costruite da una Costituente nazio– nale eletta a suffragio universale, che, dopo avere fatto tabula rasa di tutte le vecchie istituzioni, doveva creare un nuovo cielo e una nuova terra. L'idea non era assurda, dato che Mazzini era sicuro che la sua rivoluzione era vo– luta da Dio e, fatta quella rivoluzione, il "popolo" ispirato da Dio, avrebbe scelto a suoi delegati gli uomini migliori, e questi - infallibili perché ispi– rati da Dio - avrebbero decretato la migliore costituzione possibile per il nuovo cielo e la nuova terra. Vedemmo nel 1946-47 che razza di Costituente non il Dio di Mazzini, ma quello di Pio XII e il non-Dio di Stalin regalarono al popolo italiano. Non è agevole comprendere come tanti repubblicani, storici e non-sto– rici, dopo avere messo in soffitta il Dio di Mazzini, continuino a ripetere formule che, fuori del sistema mistico mazziniano, non hanno piu senso. Se Cattaneo riaprisse gli occhi alla luce, troverebbe che le divisioni poli– tiche dei suoi tempi sono sparite, e che l'Italia è sgovernata da una masto– dontica burocrazia accentrata, la quale provvede anche alle scuole elementari nel comunelle di Scaricalasino. E in cima a questa burocrazia c'è un unico Parlamento centrale, che pretende di dettare leggi a quella burocrazia, men– tre in realtà è la burocrazia che gli dice quali leggi esso deve approvare, e molte volte non glielo dice nemmeno, e in ogni caso le applica a modo propno. Cattaneo, secondo il suo metodo di concepire il sorgere di nuove istitu– zioni e l'evolversi delle antiche, prenderebbe come punto di partenza il presente accentramento burocratico col suo unico Parlamento pseudo-sovra– no alla sommità; e ricercherebbe come si possa passare da questo sistema rovinoso ed assurdo ad un sistema, che si avvicini piu che sia possibile al sistema federale. Comincerebbe dal prendere in esame la legge comunale e provinciale, quale esisteva alla caduta della dittatura fascista, e sopravvive V . bb ·1 " r. " tuttora. 1 trovere e 1 pre1etto. Se Lombroso preparasse una nuova edizione dell'Uomo delinquente, dovrebbe dedicare un intero capitolo a quella forma di delinquenza politica perniciosissima, che va sotto il nome di "prefetto" italiano. Anche prima di Mussolini costui poteva di diritto fare nelle province tutto quello che voleva, e non c'erano limiti al suo malfare. Delle sue facoltà abusava specialmente nell'Italia meridionale, mentre ne usava parcamente nell'Italia settentrio– nale - motivo per cui le "razze superiori" settentrionali erano indifferenti a quanto avveniva fra gli Zulu dell'Italia meridionale. Con la dittatura fa– scista il malfare dei prefetti si estese di fatto anche all' habùat delle "razze superiori." E allora anche queste cominciarono a pensare che colla prepo– tenza dei prefetti bisognava farla finita. Occorre, dunque, togliere ai prefetti il diritto di approvare o annullare le deliberazioni dei Consigli comunali e provinciali ed i loro bilanci, e quella 629 BibliotecaGino Bianco

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