Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Tirando le somme da 800.000 a 300.000 soci (Avanti"!, 5 luglio 1922). E il disastro si manifesta piu specialmente in quella zona emiliana, che passava una volta per la terra promessa della cosiddetta "coscienza socialista." Ora, a qualunque esercito può avvenire di essere sconfitto. Ma altro è cedere alla forza superiore, altro è cambiar bandiera e passare nel campo avversario. Un partito, che nell'ora delle difficoltà vede a fiotti le sue schiere volgersi verso le bandiere nemiche, deve cercare la ragione di questa rovi– na in una profonda debolezza morale propria, anzi che nella semplice vio– lenza materiale degli avversari. In questo caso la radice della debolezza morale bisogna ricercarla pre– cisamente nella necessità di vivere in relazione di benevolenza e di vassal– laggio col Governo centrale, da cui non possono ormai piu liberarsi moltis– sime organizzazioni, specialmente cooperative di lavori pubblici e special– mente della regione emiliana. Per queste organizzazioni, basta che il Go– verno passi da una politica di amicizia ad una di restrizione, perché tutta la loro vita giornaliera resti paralizzata. Finché i favori erano procurati dal– l'influenza politica dei deputati socialisti, le organizzazioni seguivano la bandiera socialista. Quando i fascisti, distribuendo bastonate e revolverate impunemente, hanno dato agli uomini di governo e alla burocrazia la sicu– rezza di poter resistere senza pericoli alle pressioni socialiste, ecco che l'eser– cito socialista ha cominciato a sbandarsi; e le cooperative di lavori pubblici e le organizzazioni dei disoccupati si volgono alla nuova forza politica del fascismo, per ottenere quei lavori pubblici piu o meno utili, ~ quelle ordi– nazioni a prezzi politici per le industrie parassitarie, e quei finanziamenti governativi piu o meno di favore, che i deputati socialisti non sono piu in grado di procurare. Sotto la spinta di queste forze, le quali sono in realtà corporative ed apolitiche, ma avevano usurpato finora il predominio nel partito socialista, operando agli antipodi del metodo socialista, - sotto questa spinta già si pervertisce lo stesso cosiddetto collaborazionismo. Una evoluzione del par– tito socialista verso il riformismo era inevitabile, via via che sbolliva l'esal– tazione rivoluzionaria. E sarebbe stata benefica, se i socialisti di destra aves– sero avuto la libertà di spirito necessaria per preparare un sistematico pro– gramma di riforme politiche generali, doganali, scolastiche, amministrative, giudiziarie, militari, ecc., intorno alle quali raccogliere la collaborazione del socialismo riformista e degli altri elementi democratici, che sono numerosi e attivi specialmente nel partito popolare. Né una collaborazione socialista– popolare su un programma ben definito sarebbe stata assurda, quando si consideri la grande massa di organizzazioni proletarie, che formano ormai il nerbo del partito popolare. Ma una collaborazione di questo genere non potrebbe essere improv.visata. Il programma della collaborazione dovrebbe essere accuratamente e lealmente determinato fra i due partiti. E i seguaci dei due partiti dovrebbero essere metodicamente preparati all'azione comuc– ne, mediante un'opera di propaganda non facile e non breve, che spiegasse 41 617 BibliotecaGino Bianco

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