Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Tirando le somme zionale sforzo di intelligenza e di sacrificio, non solo in pochi individui isolati, ma anche in tutti i condottieri del movimento, per resistere alla ten– tazione dei successi immediati. Anche il vecchio Montesquieu ha spiegato, nell'Esprit des lois, che una democrazia non può sussistere, se nella generalità dei cittadini non è diffusa una larga dose di "virtu," cioè di intelligente abnegazione. La grande mag– gioranza degli uomini vive, invece, nell'empirismo cieco dei propri bisogni. E i condottieri, che obbediscono a visioni piu larghe e piu logiche di solida– rietà, minacciano spesso di fare cattiva fine. Ed è per questo che nelle de– mocrazie i gruppi meglio organizzati tendono sempre a costituirsi m nuove oligarchie sfruttatrici delle moltitudini amorfe e mute. La politica riformista dové lottare sempre fuori e dentro il partito con le idee dei sindacalisti e dei socialisti rivoluzionari. Questi gruppi erano forti specialmente in quelle regioni piu arretrate d'Italia, che il riformismo abbandonava senza protezione. Ma nella stessa Italia del Nord e del Centro erano seguite da una moltitudine variopinta di seguaci. In quella moltitudine i veri e propri rivoluzionari irriducibili per temp,eramento e per dottrina non erano che una minoranza esigua, in confronto di qu~lli che si potrebbero chiamare i rivoluzionari provvisori o rivoluzionari accidentali: cioè condottieri di organizzazioni non ancora sal– damente assestate, e non pervenute perciò a gustare l'influenza politica delle organizzazioni piu antiche, e a <::onoscere i segreti delle tattiche meno rumo– rose, ma piu fruttifere; o di organizzazioni sconfitte in qualche sciopero, e risospinte dalla esasperazione della disfatta verso le idee estreme; piccoli borghesi spostati, che cercavano di snidare dagli uffici retribuiti i vecchi or– ganizzatori riformisti, salendo sulle spalle delle opposizioni rivoluzionarie, ma pronti a fare il piu empirico riformismo dopo avere conquistato il po– tere; gruppi proletari, che non appartenendo né agli operai della grande in– dustria protetta o appaltatrice, né alle cooperative di lavori pubblici, né agli impiegati dello Stato, non vedevano nessun vantaggio proprio nell'azione politica e parlamentare del partito; organizzazioni che non trovavano nei loro ambienti nessun movimento politico affine con cui allearsi nelle ele– zioni, e perciò non comprendevano le teorie di transigenza e di collabora– zione dei riformisti, e votavano nei congressi coi rivoluzionari, solo perché la intransigenza elettorale si presentava cun marca rivoluzionaria, salvo a diventare ultratransigenti e ultrariformiste non appena le condizioni politi– che dei loro ambienti accennavano a mutare; neofiti e catecumeni, che en- ziare alle proprie peculiari battaglie; domandiamo soltanto che l'interesse particolare non travolga . e sommerga sistematicamente l'interesse generale. Leviamo in alto, piu in alto, gli ideali e le speranze. Non è retorica la nostra. Nella lotta per la conquista del suffragio universale senza adul– terazioni, c'è posto per tutti gli uomini dal cuore intrepido e dalla fede secura, qualunque sia la loro bandiera politica. E i lavoratori organizzati devono riflettere che con la lotta per il suffragio universale mirano, nel contempo, al cuore del sistema, che perpetua la loro miseria, ed aiutano il Mezzogiorno a riscattarsi dalla servitu politica e dall'obbrobrio dell'eccidio quotidiano." 40 601 BibliotecaGino Bianco

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