Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale ficiari esclusivi di quei vantaggi che l'ordinamento sociale presente può sem– pre concedere ad una minoranza proletaria purché si dis}nteressi del desti– no generale. E, quanto alle falangi proletarie dei pubblici uffici, o in lingua povera alla burocrazia, nessun dubbio che debba essere questa una delle massime preoccupazioni del parti,to socialista: perché il problema sociale, se per una parte è problema di trasformazione economica e di elevamento intellettuale e morale, è per un'altra parte problema di adattamento am– ministrativo dei vecchi istituti alle nuove necessità; la rivoluzione non con– siste nel tirar sassi contro i questurini e contro i fanali: la rivoluzz·one è la riforma della pubblz'ca ammin,ùtrazione, poco importa se per via di leggi regolari o di decreti rivoluzionari. Ma aumentare gli stipendi agl'impiegati, senza esigere mai sul serio una riforma amministrativa, anzi contribuire alla elefantiasi burocratica con le stati~zazioni e col favore concesso a tutte le peggiori ingordigie degl'impiegati dei ministeri affaticantisi nell'industria degli organici, tutto questo non era socialismo, né riformista, né rivoluzio– nario: era semplice tattica elettorale; era consolidare la potenza dello Stato burocratico, rendendo piu difficile la realizzazione dello Stato ,proletario. 4) Gli sforzi, che gli organizzatori dovevano sostenere per vincere gli egoismi dei loro seguaci, erano ben lontani dallo smentire l'accusa, che la loro azione fosse imbevuta di spirito oligarchico. Il lavoro che si compie per coordinare il funzionamento delle organizzazioni economiche e poli– tiche iq. un comune o in un gruppo di comuni vicini, non è che la primis.– sima, la elementarissima necessità di qualunque azione. Se nelle organizza– zioni prevalesse finanche quella riforma piu intelligente e brutale di egoi– smo corporativo, che le porta ad isolarsi finanche da quelle masse ancora disorganizzate, con cui vivono gomito a gomito nella vita giornaliera, - la conseguenza di questo egoismo sarebbe, o prima o poi, una rivolta locale della massa disorganizzata contro le organizzazioni, a tutto vantaggio dei gruppi capitalisti locali. Ma al di là di questa, che è una semplice trivialis– sima misura di sicurezza immediata, vi è il dovere socialista vero e proprio: piu difficile perché piu complesso e piu largo: impedire cioè, che nella poli– tica generale dello Stato una confederazione di gruppi locali meglio orga– nizzati riesca a conquistare per sé sola i vantaggi dell'azione politica del partito, facendo pagare le spese delle proprie conquiste alla restante classe proletaria, e abbandonando senza tutela la moltitudine, a cui la disciplina della organizzazione e la capacità dell'azione politica non si sono ancora propagate. Idee ovvie, senza dubbio. E non di rado esse balenarono al pensiero degli uomini migliori del riformismo. 8 Ma sarebbe stato necessario un ecce- 8 Per esempio, Rinaldo Rfgola nell'" Avanti!" del 13 gennaio 1911 scriveva: "Purtroppo noi abbiamo attraversato un lungo periodo di tempo, in cui le lotte determinate da interessi locali e particolari ebbero il sopravvento sugli interessi generali. Bisogna che questo stato di cose abbia alfine una tregua. Sacrosanti i diritti dei gruppi e delle categorie, spiegabili le gare locali fra partiti affini, ma è indispensabile che tutti questi fenomeni non escano dai loro naturali confi– ni e non diventino questioni assorbenti. Noi non domandiamo ai partiti ed alle categorie di rinun- 600 BibliotecaGino Bianco

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