Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Mo11imento socialista e questione merz"dtonale lo sciopero si può vincere, non con la sola forza dell'organizzazione, ma per l'intervento del prefetto e del delegato e del deputato, che al momento opportuno accomoderanno ogni cosa, è ben naturale che alla fine si con– vinca anche che non val la pena di fare dei sacrifizi per la organizzazione, e il solo lavoro utile è quello di andare ogni tanti anni a nominare il de– putato, che alla sua volta rende propizio il prefetto. E cosf le organizzazioni a poco a poco si sfasciano. Osservando questi fenomeni e queste deviazioni, a un certo punto una parte dei riformisti si è domandata: "Dove andiamo?" Noi, signori miei, quando siamo entrati nel movimento socialista, non pensavamo di metterci al servizio di una determinata federazione d'impiegati o di una qualche cooperativa. Intendevamo dedicare l'opera nostra alla emancipazione della intera classe lavoratrice. Il partito nostro, invece, sta a poco a poco dimenti– cando la classe, per diventare strumento alle conquiste parziali di pochi gruppi. E, giunti a questa conclusione, dovemmo staccarci dai riformisti uffi– ciali. Ed è stato un distacco per alcuni di noi quanto mai doloroso. Oggi siamo a questo punto. Qualcuno di voi, riformisti ufficiali, ha già oltrepassata quella linea che divide il socialismo dal radicalismo a tinte piu o meno sociali. Ma i piu siete sempre a tempo a tornare indietro. Se questo non avverrà, il dissidio fra noi e voi diventerà insanabile, come è insanabile quello fra noi e i rivoluzionari. Da questi, infatti, ci divide la nostra ferma convinzione che la trasformazione sociale, anche se in qualche momento può essere accompagnata da moti rivoluzionari, in realtà risulta dalla accu– mulazione delle riforme. Ma per riforme noi intendiamo le riforme generali utili alla intera classe lavoratrice. Ciccotti e altri. - Anche noi. Salvemini. - Non fabbrichiamo equivoci. Come noi oggi siamo divisi dai rivoluzionari in maniera insanabile, cosf forse verrà un giorno in cui saremo costretti a dividerci assolutamente anche da voi. Auguriamo che non sia. E ora come ora, ci è lecito ancora sperarlo. Ma, se mai ci occorrerà riconoscere che ogni consenso è diventato im– possibile, e se in quel giorno direte che siamo matti, non per questo ci spaventeremo. E mentre voi andrete avanti per la vostra via sbagliata, con la illusione di essere seguiti dalla intera classe lavoratrice, laddove non avre– te la compagnia che di piccoli gruppi isolatisi dal grosso del proletariato, noi vi staremo sempre al fianco, come lo schiavo era a fianco del trionfatore ro– mano. E vi ripeteremo sempre, sicuri di rappresentare le ragioni permanenti del vero movimento socialista, vi ripeteremo: "Voi errate, voi andate verso il precipizio." Rimarremo in pochi. Non fa nulla. Ci accompagnerà la co– scienza di avere compiuto sempre il nostro dovere (applausi vivissimi e pro– lungati da sinistra. Voci di: Viva Salvemini! Approvazioni e congratula– zioni da varie parti). 454 BibliotecaGino Bianco

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