Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

All'articolo di Bonomi, succedé, nel Tempo del l'" maggio 1904, il seguente articolo di Turati, il quale anch'esso illumina chiaramente il pen– siero dei socialisti riformisti settentrionali nel primo decennio di questo secolo, e perciò merita di essere riprodotto per una documentazione com– pleta. Or si dice: ma non tutta l'Italia, anzi neppure forse una quarta parte dell'Italia, è matura a quest'azione che voi le predicate. Voi fate la politica del proletariato in– dustriale e dell'agricoltura proletarizzata, che nel nostro paese sono ancora esigue mi– noranze. Voi ci parlate di ore di lavoro da diminuire, di donne e di fanciulli nell'opi– ficio, di eguaglianza di salari, di riposo settimanale, in regioni precapitalistiche, dove non esistono né industrie, né opifici, né agricoltura intensiva, né quasi quasi salari; dove difetta il lavoro anche nei giorni feriali; dove impera tuttora il Medioevo nella economia e nei costumi? Parlate a questa gente di riforma tributaria e doganale, che ne sgravi_ le sussistenze; di credito agricolo che la sottragga all'usuraio; di camorre lo– cali da disperdere; di "succhioni" da smascherare; questo è il linguaggio che essa intende. Rovesciatela contro il Governo e contro i Municipi. Alla buon'ora! La trasci– nerete con voi. Verissimo. Né noi negheremo che, dove il socialismo è inconcepibile, dove il ca– pitalismo non .s'è ancora pur delineato, un'opera di democrazia pura e semplice, di filantropia benintesa, di moralizzamento almeno del costume, sia l'opera piu pratica, piu saggia e piu doverosa; e anche i socialisti - se ci sono - la possano e la deb– bano compiere. Soltanto ci arrischiamo ad osservare che quest'opera non è il socialismo; che è anteriore di gran lunga ad esso, perché è anteriore perfino al capitalismo; e che il 1 maggio con essa non ha maggior rapporto, che non abbia il 1 di aprile o il 1 di agosto. Soggiungiamo che, se - dove il proletariato non esiste, benché esista feroce la miseria - è impossibile, per definizione, la politica del proletariato; non è questa ragione sufficiente per sostituire a cotesta politica democratica, filantropica o piccolo– borghese laddove il proletariato non ha ormai piu da nascere, e ha bisogno invece di vivere e di progredire. E, infine, pretendiamo anche questo: che sarebbe suprema stoltezza condannare la parte economicamente piu evoluta del paese - la sola che possa realmente sospin– gere e trascinare - condannarla alle esigenze e alla linea di condotta della parte del paese piu arretrata, e che, se vi è una speranza di vedere la politica generale mutare indirizzo in Italia e modernizzarsi; se la riforma doganale, tributaria, militare, ecc. si potranno davvero effettuare; se si potranno seriamente estirpare e prevenire i paras– sitismi illegittimi, i succhionismi, le malversazioni sistematiche; ciò sarà soprattutto per effetto della pressione misurata ma assidua, che il proletariato industriale farà sul ca– pitalismp industriale della penisola - che è già una poderosa forza politica - sfor– zandolo, con le proprie crescenti esigenze, a intensificare la produzione, a sgravare i consumi, a recidere nelle spese superflue dei comuni e dello stato, a crearsi anche all'interno piu vasti e meno avari mercati ai suoi prodotti, a richiedere all'agricoltura un piu lauto contributo e alla proprietà terriera, zotica ed ignava, un prelevamento piu modesto sulla ricchezza nazionale. Quegli intenti di riforma finanziaria, politica e morale, che il proletariato indu– striale non saprebbe - perché non lo toccano direttamente - direttamente imporre e conseguire; esso li imporrà e conseguirà costringendo a volerli, nel proprio immediato interesse, la borghesia industriale. E avrà fatto un viaggio e due servizi: conquistando per sé, avrà conquistato per tutti. .. FILIPPO TURATI 321 BibliotecaGino Bianco

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