Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

I socialisti meridionali Si aggmnga che i socialisti meridionali, per la mancanza di partiti affini, sono in generale costretti alla intransigenza, e perciò mal disposti verso l'affinismo dei riformisti del Nord. Si aggiunga che il partito socia– lista meridionale è, anche piu che quello del Nord, inquinato da elementi piccolo-borghesi, capaci solo di urlare e fare nei congressi nazionali la fun– zione degl'iloti. Si aggiunga tutta la ripugnante campagna di diffamazione contro Turati e Bissolati e gli altri principali riformisti, con cui da due anni i giannizzeri di Enrico Ferri avvelenano gli animi. E si compren– derà come il riformismo, incarnato da quegli uomini e mal applicato da quegli uomini, abbia suscitato nel Mezzogiorno una riprovazione accanita e universale. E, poiché opporsi al riformismo di Turati significa in Italia esser rivoluzionari, i socialisti meridionali si credono rivoluzionari. Quando si dice Italia meridionale, si dice quasi tutto il Mezzodf, i due terzi dell'Italia centrale, la metà dell'Italia settentrionale; si dice in– somma l'Italia agricola, cioè l'Italia vera, all'infuori della Piazza del Duomo di Milano e strade circonvicine. Nel Tempo del 1 ° maggio Filippo Turati scriye, alludendo - noi crediamo - a questi nostri articoli: Noi non negheremo che, dove il socialismo è inconcepibile, dove il capitalismo non s'è ancora pur delineato, un'opera di democrazia pura e semplice, di filantropia benintesa, di moralizzamento almeno del costume, sia l'opera piu pratica e piu saggia e piu doverosa; e che anche i socialisti - se ci sono - la possano e la debbano com– piere. Soltanto ci arrischiamo ad osservare che quest'opera non è il socialismo; che è anteriore di gran lunga ad esso, perché è anteriore perfino al capitalismo. Osserviamo: i nove decimi dell'Italia si trovano appunto in una fase economica e politica anteriore perfino al capitalismo; da questo non segue che il socialismo sia proprio fra noi inconcepibile: è concepibile, ma è attuabile solo nella forma piu pratica, piu urgente, piu doverosa, di "rifor– mismo politico." Se continua Turati - dove il proletariato non esiste è impossibile, p-er defi- nizione, la politica del proletariato, non è questa una ragione sufficiente per sostituire a cotesta politica la politica democratica, filantropica o piccolo-borghese, laddove il proletariato non ha ormai piu da nascere, e ha bisogno, invece, di viv.ere e progredire. Osserviamo: quando le regioni, in cui la organizzazione proletaria non è nata, sono, come è il caso dell'Italia, unite politicamente a quelle, in cui l'organizzazione proletaria è nata, e le prime hanno una straboc– chevole maggioranza sulle seconde, i condottieri delle organizzazioni pro– letarie commettono un gravissimo errore se foggiano la loro politica esclu– sivamente sulle esigenze della minoranza, trascurando i bisogni dell'im– mensa maggioranza del paese, cioè abbandonando le riforme politiche ne- 317 BibliotecaGino Bianco

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