Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale e i partiti politici dei reazionari; ma i democratici e i socialisti di tutt'altro s1 sono occupati che della questione meridionale. I socialisti - si sa - sono molto affaccendati nelle tendenze. Quei pic– coli borghesi disoccupati e famelici che si credono socialisti perché non sono riusciti a scavarsi una nicchia nell'odiata società borghese, e che for– mano la parte piu attiva e piu numerosa dei nostri circoli, si trovano fra loro in concorrenza per i segretariati stipendiati delle Camere del lavoro e delle altre organizzazioni operaie, per gl'impieghi municipali nei Comuni dominati in tutto o in parte dai socialisti, per la gloria di essere il piu bel parlatore· e la persona piu autorevole del paese, pel desiderio di andare a scaldar le panche del Consiglio comunale e magari del Parlamento; e sono perciò divisi in due tendenze: quella di chi è arrivato e vuol rimanere (ri– formisti), e quella di chi vuol arrivare ma trova il posto preso e tenta di cacciar di nido il compagno (rivoluzionario). Ma i riformisti pensano alle riforme come i cardinali pensano allo Spirito santo nella elezione del papa, e i rivoluzionari in primis et ante omnia dichiarano che non si sentono nessun desiderio vero· di far la rivoluzione; il che ·permette ai rivoluzionari di diventare riformisti appena qualche esecrabile affine faccia intravedere un piccolo posticino di 45 lire al mese, .e ai riformisti di svegliarsi rivoluzionari se durante la notte dovessero veder svanire certe piccole speranzelle da lungo tempo accarezzate. E cosI gli uni e gli altri, in cosI gravi faccende affaccen– dati, non vedono che nessuna piu bella piattaforma di riforme esiste in que– sto momento in Italia che la questione meridionale, e che a nessuna rivolu– zione economica si potrebbe dar opera oggi piu profonda di questa, la quale esproprierebbe automaticamente tutta la classe latifondista e obblighe– rebbe il march~se di Rudin1 a chieder l'elemosina sui Quattro Canti di Palermo. Dei repubblicani è inutile parlare: sono unitari e federalisti, liberoscam– bisti e protezionisti, antiministeriali sui giornali e ministeriali nelle anti– camere dei ministri, repubblicani nelle adunanze pubbliche e monarchici nelle conventicole massoniche; sono tutto quel che volete e non sono niente. Fra i democratici, se è vera la gravissima affermazione· fatta dall'ono– revole Giusso 3 nel recente discorso di Napoli, che "alla chiusura inaspet– tata della Camera non sia stato estraneo il pensiero di evitare una discus– sione sugl'intendimenti del Governo intorno ai trattati," e questo per aver modo di applicare "una tariffa di guerra che contiene aggravamento di dazi industriali vecchi e nuovi e, per propiziarsi gli agricoltori inesperti, anche dazi di prote~ione per prodotti agricoli, per i cavalli e pel legname"; se quest'affermazione è vera, ed è certo molto difficile smentirla, fra i demo– cratici l'onorevole Marcora e i_ suoi seguaci, che hanno salvato nell'ultima 3 Girolamo Giusso, deputato per piu legislature, dal 1913 senatore. Fu direttore del Banco di Napoli e sindaco di Napoli per qualche tempo. In rappresentanza della Destra fu ministro dei Lavori Pubblici con Zanardelli nel 1901, ma si di!.l}is~ l'(J,nno dopo, F\l tra gli oppositori dell~ politica proteiionis~ica. [N.d.C. J. 2,87 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=