Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale e il federalismo le lotte finirebbero col perdere ogni carattere regionale, rimanendo sempli– cemente quali conseguenze della struttura squilibrata della società capita– listica. 5. Un mio amico, consigliere comunale di un grosso Comune settentrio– nale, - uno dei pochissimi democratici forniti di solida cultura economica e politica, - mi scriveva nei giorni, nei quali cominciò a parlarsi di autonomia comunale: Si deve dare maggior larghezza ai Comuni? Anche solo guardando le cose dal punto di vista demoçratico, mi pare difficile rispondere. Con maggior larghezza, Mi– lano pelerà i ricchi per arricchire i poveri, ma molte altre città, soprattutto del Mezzo– giorno (e soprattutto le città piccole), profitteranno della larghezza per opprimere maggiormente il povero a vantaggio dei galantuomini e dei mafiosi. Questa obiezione alle autonomie comunali si può ripetere anche con– tro le autonomie regionali. Ed è prodotta da quella diffidenza verso la libertà in generale, la quale è nelle file dei parti~i democratici molto piu diffusa di quanto non si creda. Il mio amico suppone che, con una piena autonomia comunale, Mi– lano pelerebbe i ricchi per arricchire i poveri. In un Comune autonomo il pericolo è molto minore di quanto a prima vista appare. Finché non sarà possibile la espropriazione generale della borghesia, cioè la pelatura gene– rale di tutti i ricchi senza lasciar loro il tempo di dire né ai né bai - e nessuno è cosi imbecille da crederla vicina - la pelatura parziale dei ricchi troverà sempre dei limiti insormontabili nelle leggi stesse della produzione e della circolazione della ricchezza: un eccessivo vessamento delle classi capitalistiche provocherebbe tali crisi economiche, che il proletariato stesso ne sarebbe danneggiato, abbatterebbe il Governo che pretendesse di arric– chire i poveri, e preferirebbe un Governo di ricchi. Sarebbe un'esperienza andata a male, come ne vanno a male tante altre. Nel Comune autonomo, data una siffatta condizione di cose, i conservatori non dovrebbero fare altro che spazzar via i democratici abbandonati alle loro sole forze: è spe– rabile che la spazzatura avvenga per via di elezione; ma se i democra.tici, per il momento padroni del Comune, si servissero della loro autorità per arrestare gli avversari, impedir loro di votare, allontanarli violentemente dal potere, i conservatori, forti del concorso popolare, farebbero una dimo– strazione armata, conquisterebbero il Municipio a suon di fucilate e rimet– terebbero le cose a posto. L'affare sarebbe molto piu serio se Milano non fosse autonoma, e il Governo centrale avesse il diritto di metter le mani nella pasta milanese e fosse, puta caso, ultrademocratico. Ecco che la sostituzione di un Consiglio comunale conservatore al Consiglio sventa- 181 BibliotecaGino Bianco

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