Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale ciali dell'esercito regionale, salvo gli ufficiali superiori, istruzione, ordine pubblico, giustizia, ecc., - che cosa avverrebbe allora dei moderati lom– bardi? In una settimana non ne resterebbe piu neanche il seme. Accentrate la vita amministrativa a Roma e i reazionari conquistano immediatamente la maggioranza legale. Rendetela autonoma nelle circa trenta regioni italiane, e in molte regioni la reazione sarà sgominata a un tratto; nelle altre sarà per essa il principio della fine. Certo, anche dopo questo frazionamento della vita amministrativa, settentrionali e meridionali continuerebbero ad incontrarsi nel Parlamento centrale, difensore della unità politica del paese, rappresentante della na– zionalità. Ma in quali diverse condizioni gli Italiani si incontrerebbero! Non piu dovrebbero lottare fra loro per sottrarsi vicendevolmente la mag– gior quota possibile di bilancio nazionale; non piu il partito dominante potrebbe distribuire favori a questi e a quelli corrompendo gli avversari meno coscienziosi con la concessione di impieghi, di strade, di bonifiche, di premi ingiusti e immorali; non piu i deputati venderebbero il loro voto a politiche militari e internazionali rovinose pel paese in compenso del trasloco di un· delegato o dello scioglimento di un Consiglio comunale. La differenziazione tra le funzioni amministrative, affidate ai Comuni au– tonomi e alle federazioni regionali autonome, e la funzione politica, affi– data al Parlamento nazionale, renderebbe sana, onesta, sincera anche e soprattutto la politica del Governo centrale. Ogni deputato mandato alla capitale non farebbe altro che portarvi la voce dei suoi elettori sulle que– stioni nazionali; né lui, né i suoi elettori potrebbero sperare ·guadagni o favori dal seguire un indirizzo politico o un altro: il Governo non avrebbe nulla da distribuire all'infuori di qualche posto di guardaportone nei pa– lazzi dei ministeri. La visione dell'interesse nazionale non sarebbe intorbi– data e sopraffatta dalle ingordigie locali. Non si avrebbe piu lo spettacolo nauseante di ministeri abbattuti non mai su questioni di principio, dalla cui soluzione dipende la vita del paese, ma sempre su miserabili questioni interessanti appena un gruppetto di venti o trenta deputati, bisognosi di occupare un ufficio ministeriale per pagare i loro debiti, o di assicurarsi la rielezione ottenendo la concessione di una ferrovia elettorale, o di evitarsi un disastro politico impedendo la soppressione di una pretura inattiva o la chiusura di un arsenale disoccupato. Sarebbe certamente ridicolo affermare che in una Italia federale tutto andrebbe come nel migliore dei modi possibili. Anche nel Parlamento centrale si manifesterebbero gravi lotte d'interessi - per esempio fra indu– striali e agricoltori nella politica doganale; e queste lotte potrebbero assu– mere forma di lotte regionali fra Sud agricolo e Nord industriale. Ma questi sono mali, d_ai quali nessuno Stato andrà mai esente finché. sussi– sterà l'attuale fase capitalistica; e in ogni modo col progresso economico del Mezzogiorno - che sarebbe un effetto matematico del federalismo - 180 BibliotecaGino Bianco

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