Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale_ e il federalismo sciuti da tutti 1 loro sottoposti, privi della stessa forza materiale - ultima difesa delle classi conservatrici - dovrebbero presto o trasformarsi o perire. Il proletariato si educherebbe ben presto all'amministazione locale, spintovi dal suo interesse immediato; la piccola borghesia specialmente professionista, che oggi gravita intorno alla classe latifondista dispensatri– ce dei favori dell'onnipotente Governo centrale, assumerebbe immediata– mente un atteggiamento autonomo; la ricchezza del paese, non piu emi– grante al Nord in forza dell'accentramento amministrativo, rimarrebbe nel paese, vi provocherebbe le necessarie trasformazioni agricole e industriali; l'aumento generale del benessere renderebbe piu sana la vita politica, meno aspra e feroce la lotta per l'esistenza; in pochi anni il Mezzogiorno diventerebbe nella vita italiana un magnifico elemento di progresso. La Sicilia - scriveva il Sonnino nel 1876, e noi aggiungiamo: l'ltali"a meridio– nale - lasciata a sé troverebbe il rimedio: stanno a dimostrarlo molti fatti particolari, e ce ne assicurano l'intelligenza e l'energia della sua popolazione e l'immensa ricchezza delle sue risorse. Una trasformazione sociale accadrebbe necessariamente, sia col pru– dente concorso della classe agiata, .sia per effetto di una violenta rivoluzione. Ma noi, Italiani delle altre province, impedendo che tutto ciò avvenga, abbiamo legalizzato l'op– pressione esistente; ed assicuriamo l'impunità all'oppressore. Nelle società moderne ogni tirannia della legalità è contenuta dal timore di una reazioQe all'infuori delle vie legali. Orbene, in Sicilia (e si può dire nell'Italia meridionale), con le nostre istituzioni, modellate spesso sopra un formalismo liberale anzi che informate a un vero spirito di libertà, noi abbiamo fornito un mezzo alla classe opprimente per meglio rivestire di forme legali l'oppressione di fatto, che già prima esisteva, coll'accaparrarsi tutti i p,oteri mediante l'uso e l'abuso della forza, che tutta è in mano sua; ed ora le prestiamo man forte per assicurarla che; a qualunque eccesso spinga la sua oppressione, noi non permetteremo alcuna specie di reazione illegale, mentre di reazione legale non ve ne può essere, poiché la legalità l'ha in mano la classe che domina. 5 Dunque, l'intervento negli affari meridionali degli "Italiani delle altre province 11 - cioè l'unità amministrativa e militare - assicura l'impunità agli oppressori, legalizza l'oppressione, impedisce ogni reazione legale de– gli oppressi, schiaccia ogni reazione illegale; le masse meridionali abban– donate a se stesse - cioè liberate dalla camicia di forza dell'unità e autonome in una costituzione federale - troverebbero legalmente o ille– galmente un rimedio. Se, nel Sud, i latifondisti si troverebbero per tal modo privi del soste– gno dei moderati e dei soldati nordici di fronte alle masse, allo stesso modo nel Nord si troverebbero soli e senza difesa di fronte ai partiti de– mocratici. Se la democratica Lombardia avesse un parlamento regionale, perfettamente autonomo nella sfera delle sue attribuzioni, incaricato di trattare tutti gli affari regionali, - ferrovie, viabilità, acque, distribuzione e riscossione delle imposte, nomina degli impiegati civili, di tutti gli uffi- 5 L. FRANCHETTI - S. SONNINO, La Sicilia nel 1876, vol. II; S. SONNINO, I contadini in Sicilia, Firenze 1877, p, 462. [N.d.C.] 179 BibliotecaGino Bianco

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