Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale singole regioni italiane, ma è anche l'unico mezzo adatto a fiaccare la rea– zione, alla quale l'Italia meridionale offre oggi la piu solida base. L'Italia meridionale è stata sempre, dal 1860 ad oggi, il serbatoio del– le maggioranze ministeriali; è in grazia dei deputati meridionali, quasi tutti eternamente ministeriali, che si regge l'attuale ordinamento politico. Ora, una domanda che nasce naturalmente dal confrontare l'eterno ministeria– lismo del Mezzogiorno con l'eterno sfruttamento di cui il Mezzogiorno è vittima è questa: come mai l'Italia meridionale, sfruttata dal Governo uni– tario, lungi dal ribellarsi, manda alla Camera sempre maggioranze unitarie? Come mai i deputati meridionali - che non sono certo minchioni - han lasciato per quarant'anni rovinare il loro paese? Come mai fu proprio un meridionale, il Crispi, a introdurre, nel 1887, le tariffe protezionistiche, ro– vinando l'agricoltura del Sud a vantaggio delle industrie del Nord? Sareb– be questo nella storia il primo esempio di un paese, che non solo subisce la propria rovina, ma la approva e la promuove, facendosi sostenitore di un Governo che ne è lo strumento. Come mai il Sud, che in grazia specialmente delle spese militari vede emigrare la sua ricchezza al Nord, manda alla Camera dei deputati militaristi, e al contrario il Nord, che sulle spese mi- . litari si arricchisce e ha il maggior numero di ufficiali, è al militarismo fieramente avverso? · Il Nitti queste domande non se le pone mai esplicitamente; ma in ogni pagina del suo libro non manca di far capolino un Mezzogiorno ingenuo, disinteressato, idealista, un vero angioletto, che ha sacrificato sul santo altare dell'unità tutti i suoi piu grandi interessi, e in compenso non ha ottenuto dai furbi del Nord che nuovi carichi e disprezzo. In verità il Nitti deve credere molto ingenui i suoi lettori, perché possa supporre che questi possano credere alla ingenuità degli uomini po– litici del Mezzogiorno! Chi legge La fine di un regno di Raffaele de Ce– sare, e prende nota di tutti i nomi dell'aristocrazia e dell'alta burocrazia borbonica, si trova ad aver fatto, alla fine della lettura, l'inventario di mezzo Senato, di mezza Camera dei deputati, di mezza alta magistratu– ra, di mezzo alto esercito. Gl'interessi del Sud sarebbero dunque stati in– genuamente sacrificati sull'altare dell'unità precisamente da quelli stessi, che fino al maggio del 1860 furono cortigiani e servi della monarchia bor– bonica, e dell'unità acerrimi nemici. E questi antichi borbonici, convertiti d'un tratto al sabaudismo, sarebbero diventati cosf caldi unitari da. per– dere la coscienza dei loro interessi! Eh via! Queste corbellerie il Nitti, che è uno scienziato, le lasci dire agli Scarfogli della stampa camorrista. La contraddizione, che abbiamo osservato, non si può in alcun modo spiegare, se si persiste - come fanno tutti quelli che si occupano della questione meridionale - a parlare di un Sud astratto, come se la popola– zione meridionale sia un blocco omogeneo e compatto e come se tutti i meridionali sieno egualmente oppressi dall'attuale ordinamento politico. Quando si discute della cosiddetta Italia meridionale, bisogna sempre di- 174 BibliotecaGino Bianco

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