Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale_ e il federalismo stinguere se si parla dei latifondisti o dei minuti borghesi o delle plebi rurali; perché quel che si dice degli uni non è in alcun modo applicabile agli altri, e viceversa. L'attuale regime, se da una parte opprime la gran maggioranza della popolazione, riesce invece a tutto vantaggio della minoranza nobile e la– tifondista, la quale ha quindi tutto l'interesse a conservare lo statu quo e a difendere con le unghie e con gli artigli le felicissime istituzioni presenti. Le grandi borgate meridionali pagano un'imposta sui fabbricati ecces– siva, di fronte a quella pagata dalle opulente· città settentrionali. È vero, ma, degli 88 milioni d'imposta, ben 68 milioni si trasferiscono tutti sui locatari, e specialmente sui piu poveri; l'imposta dunque non è pagata dai proprietari di case, ma la pagano i poveri contadini col loro annesso maiale. Dal 1860 ad oggi le imposte sono enormemente cresciute. È vero; ma l'imposta fondiaria è scesa da 130 a 107 milioni per l'abolizione del deci– mo di guerra; le dogane invece sono andate da 3,09 a 7,48 per abitante; il tabacco da 2,77 a 6,33; l'imposta sui fabbricati da 1,93 a 2,82; l'impo– sta di ricchezza mobile - che, come quella sui fabbricati, non è pagata dai baroni latifondisti - da 5,34 a 9,21. Il bilancio napoletano - dice il Nitti (p. 32) - prima del 1860 po– teva considerarsi come basato sui seguenti. princip1: una grande imposta sulla proprietà fondiaria riscossa nel modo piu economico; alcune impor– tanti privative; esenzione quasi assoluta della ricchezza mobiliare; imposte tenuissime sui trasferimenti di proprietà e sugli scambi. Dopo il 1860 le imposte son cresciute, ma son cadute tutte sui cespiti, che i Borboni ave– vano rispettati, mentre la proprietà fondiaria è stata rispettata. E, anche quando si tratta di proprietà fondiaria, bisogna distinguere fra la piccola proprietà non appartenente ai nobili, che è stata aggravata come tutte le altre forme di ricchezza, e la proprietà latifondiaria, che è stata alleggerita non solo del decimo di guerra, ma anche di quanto è stata aggravata la piccola proprietà. La grande proprietà fondiaria ha poi per contentino il dazio sul grano che la compensa a usura delle imposte che paga. I fitti dopo il 1860 sono cresciuti in media, nonostante le oscillazioni e le crisi, del 50%. · La vendita dei beni ecclesiastici e demaniali significò l'emigrazione di almeno mezzo miliardo dal Sud al Nord, e questo mezzo miliardo fu pagato - bisogna riconoscerlo - dalla classe possidente. È vero; ma le terre, che i possidenti meridionali acquistarono pagando al Nord mez– zo miliardo, valevano almeno un miliardo e mezzo; essi quindi fecero un magnifico affare. Chi pagò per tutti fu il proletariato rurale, che prima del 1860 ricavava, specialmente dai beni ecclesiastici, una parte della sua sussistenza. La vendita di quei beni fu quindi un turpe mercato fra l'Ita– lia una ~ i possidenti meridionali, mediante il quale questi comprarono 175 BibliotecaGino Bianco

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