Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Commenti forse inutili alle "dichiarnzioni necessarie" * Gli amici t-k non appartengono certo a questa classe di ·materialisti o di materialoni tutt'altro che storici; essi dicono apertamente che, quando le violenze dell'alto rendessero fatali le esplosioni dal basso, non sarebbero certo essi che sciuperebbero gli occhi a lacrimare sull'inevitabile. Benissimo; ma noi purtroppo in Italia ci troviamo a dover discutere non di possibi– lità, ma di realtà; noi siamo in un paese in cui le esplosioni dal basso sono la realtà .di .ier l'altro e di ieri e saranno probabilmente la realtà di do– mani. Che atteggiamento dobbiamo noi prendere di fronte a questa realtà? È questo il nodo, a cui si fermano necessariamente tutti i pettini delle disquisizioni generali. È inutile discutere se le rivoluzioni modificano di poco o di molto la struttura economica,1 7 e se a noi piace o non piace essere opportunisti ·o rivoluzionari. La questione è ben diversa: l'Italia è in rivoluzione; mancano i rivoluzionari, ma viceversa sono numerosi come le mosche i materialisti storici; che dobbiamo fare? Questa domanda io non la faccio perché mi piaccia di farla; è do– manda che c'è imposta dalla realtà delle cose in cui viviamo. E la risposta mi sembra anch~essa imposta dalla realtà. Il nostro paese è dominato da una ristretta oligarchia di camorristi, la quale non sa piu come sostenersi e, sentendosi investita da tutte le parti, reagisce con la sopraffazione vio– lenta contro gli assalti che minacciano di travolgerla. A questa mafia go– veniativa i partiti democratici sono purtroppo in questo momento incapaci di sostituirsi, perché non han programma e son privi di organizzazione: una vittoria popolare oggi non farebbe che sostituire alla mafia monarchica una mafia democratica-repubblicana, non certo peggiore dell'antica - che sarebbe impossibile - ma difficilmente migliore. Eppure nei vecchi quadri del partito democratico e del repubblicano entrano ogni giorno nuove re– clute; le masse si allontanano dai partiti costituzionali e vanno alla demo- 17 A questo proposito mi permetto di osservare che la questione dell'efficacia delle ri– voluzioni non va messa sulle basi accolte da t-k. Se la rivoluzione dovesse considerarsi come fatto economico - è questo il punto di vista di t-k - è evidente che essa non cambia apprez– zabilmente la con.figurazione del terreno sociale. Ma la rivoluzione non è un fatto economico; essa è un fatto politico, il quale sostituisce un nuovo ordinamento giuridico dell'ordinamento vecchio, che era in contrasto con i bisogni economici del paes.e. La questione quindi non sta nel vedere se una rivoluzione cambierebbe molto o poco le condizioni economiche del paese; sta invece nel discutere: 1) se esiste un contrasto fra i bisogni economici del paese e la sua struttura politica; 2) se il contrasto è inconciliabile; 3) se vi sono le condizioni adatte per la soluzione violenta del contrasto; 4) se vi sono gli elementi politici nuovi da sostituire agli elementi vecchi. Parecchi aggiungono un'altra domanda: data la possibilità della lotta, è sicura matematicamente la vittoria? A costoro si può rispondere: caro lei, chi non risica non rosica. Se Cesare non avesse detto: alea iacta est, nel momento che lasciava le pantofole per passare il Rubicone, non sarebbe diventato padrone del mondo: se Lutero non avesse detto: "Dio aiu– tami!" prima di buttarsi impulsivamente contro Leone X, non si sarebbe avuta la rivoluzione protestante; se i giovani milanesi del marzo 1848 avessero seguito i consigli di Cattaneo, che prima di accettar la rivoluzione, voleva conoscere per filo e per segno quanti fucili, quante scia– bole, quanti coltelli da cucina e quanti tegoli vi fossero in Milano, le Cinque giornate non sarebbero avvenute; se Garibaldi non si fosse imbarcato a Quarto, sprofondandosi nella notte oscura come il suo destino, i Borboni starebbero ancora in Sicilia; se prima di lanciarsi nella lotta, gli uomini e i partiti dovessero conoscere matematicamente l'esito delle loro azioni, la vita individuale e sociale sarebbe molto comoda, ma anche molto noiosa. 147 BibliotecaGino Bianco

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