Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Finalmente, e in questo punto mi permetto di richiamare in modo spe– ciale l'attenzione dei compagni, fare i patti è facile; ma bisogna fare i conti con l'oste e l'oste è il prefetto, che in caso di vittoria democratica annul– lerà tutte le deliber?zioni del Consiglio, con le quali si cerchi sul serio di applicare il programma democratico. Noi non possiamo promettere delle riforme con la sicurezza che il prefetto ci impedirà di mantenere le nostre promesse. Nello spiegare il nostro programma, dobbiamo anche spiegare agli elettori che questo programma andrà ad urtare contro la violenza del Governo centrale. Gli elettori, dunque, se vogliamo che il loro voto abbia un vero valore, debbono autorizzare gli eletti a lottare risolutamente col prefetto per attuare il programma e a lasciarsi sciogliere anzi che cedere. Bisogna che in tutte le prossime elezioni amministrative risuoni la for– mola: lotta con l'autorità tutoria per l'autonomia comunale. E sarà a que– sto punto che la lotta amministrativa diventerà politica. Io spero che a capo di questa lotta si metteranno i consiglieri comu– nali di Torino e di Milano. Ricordiamoci che a Milano, se vincerà la lista democratica, il Governo alla prima occasione scioglierà il Consiglio. Eb– bene bisogna che tutti i consiglieri democratici d'Italia si impegnino fin da ora esplicitamente ad associarsi a quella qualunque dimostrazione, che i Consigli di Milano e di Torino sentiranno certamente il dovere di fare contro la prepotenza del Governo. Questa condizione credo che sia indispensabile per qualunque alleanza fra noi e gli affini. Essa non solamente darà alla lotta amministrativa un altissimo carattere politico, pur restando sempre sul campo amministrativo, ma anche ci servirà per mettere alla prova i nostri amici. Se l'accettano, bene; se non l'accettano esplicitamente e pubblicamente (bisogna metterla nei manifesti elettorali e svilupparla nelle conferenze e nei comizi), se non l'accettano vuol dire che non vogliono compromettersi, che vogliono vivere tranquilli col signor prefetto, che vogliono salire al Municipio non per applicare il programma, ma per accontentare le loro clientele. E in questo caso Tre fratelli Tre castelli Ognun per sé E Dio per tutti. Io so che in molti luoghi queste tre condizioni, che sono andato spie– gando, - discussione pubblica dei nomi, programma determinato, lotta con l'autorità tutoria, - faranno montare la mosca al naso a parecchi pseudo-repubblicani, a parecchi democratici da operetta e a parecchi socia– listi per burla. Ma i socialisti veri, per i quali scrivo, tengano duro e mandino pure a monte qualunque alleanza. Noi abbiamo certo tutto l'interesse ad aiutare 132 BibliotecaGino Bianco

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