Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

La questione meridionale . Questa seconda malattia potrebb'essere da un osservatore superficiale con– fusa facilmente con la prima; ed ha in realtà con quella molti punti di con– tatto. Infatti è la macchina dello Stato quella che serve a riversare la ricchez– za meridionale sul Settentri~ne; ed è certo che se lo Stato seguisse una politica di economie e non fosse obbligato ad appropriarsi annualmente tanta ricchez– za nazionale, quanta ne consuma ora, l'Italia meridionale ci guadagnerebbe molto piu della settentrionale. Ma, anche ammesso uno Stato non militarista, non triplicista, economo, onesto, la seconda malattia non verrebbe del tutto eliminata; la lotta fra il Settentrione industriale e il Mezzogiorno continue– rebbe egualmente e sempre a scapito del Mezzogiorno, finché l'unità non fosse sostituita dalla federazione, e il Mezzogiorno, in grazia di una buona politica, non avesse avuto modo di eguagliare nella forza e nella ricchezza il Settentrione. Le due malattie, finora da noi fuggevolmente descritte, sono di origine recente; cominciano appena nel '60. La terza invece è antichissima ed è tutta speciale del Mezzogiorno. È la struttura sociale semifeudale, che è di fronte a quella borghese dell'Italia settentrionale un anacronismo; che mantiene il latifondo con tutte le sue disastrose corìseguenzè economiche, morali, politi– che; che impedisce la formazione di una borghesia con idee e intendimenti moderni; che permette solo la esistenza di una nobiltà fondiaria ingorda, violenta, prepotente, absenteista; di una piccola borghesia affamata, deside– rosa di imitare le classi superiori, assillata dai nuovi bisogni sviluppantisi col progredire della civiltà, spinta al mal fare dalla necessità di guadagnarsi il pane in un paese dove la ricchezza. confluisce nelle mani di pochi; e final– mente di un enorme proletariato, oppresso 1 disprezzato da tutti, privo di qualunque diritto, servo nella sostanza se non nella forma. Nelle cause di questa malattia non c'entrano né il clima né la razza; le cause sono esclusivamente sociali. Nel secolo XII, al tempo dei Normanni, e nella prima metà del XIII, sotto gli Svevi, nell'Italia meridionale prevaleva la piccola proprietà; e parecchie regioni oggi infestate dal latifondo, dalla malaria e dalla prepotenza dei baroni e dei cavalieri, davano vita a una popo– lazione molto piu densa dell'attuale, laboriosa, fiorente di ricchezze. Sotto i Normanni e gli Svevi la nobiltà fu tenuta a freno e talvolta anche oppressa; gli ecclesiastici ebbero ricchezze e poteri molto limitati. Il feudalismo vero e proprio entra nel Mezzogiorno con gli Angioini e ci fu regalato dal papa. Nella battaglia di Benevento i nobili abbandonarono Manfredi; questo sem– plice fatto dimostra ciò che la nobiltà aveva da rimproverare agli Svevi e aveva da sperare dagli Angioini. Il feudalismo francese e gli enormi privilegi ecclesiastici fecero con la battaglia di Benevento il loro ingresso nel Mezzogiorno. La lunga guèrra dei Vespri Siciliani e le eterne guerre di successione fra Angioini, Duraz– zeschi e Aragonesi, finirono col dare sempre meglio la prevalenza alla classe feudale milìtare a danno ddle altre classi e del potere regio. E la nobiltà feudale usò ·del suo potere come ha sempre fatto; quando ha potuto affer- 7 73 BibliotecaGino Bianco

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