Gaetano Salvemini - Il ministro della mala vita e altri scritti sull'età giolittiana

Parlamento, governo ed elezioni meridionali nell'Italia giolittiana mettere a nudo, direi quasi di scarnificare gli attuali rapporti fra i gruppi politici, dandoci una visione preventiva di ciò che sarà la base parlamentare del futuro grande ministero democratico-affaristico-massonico, ma ha - o alm~no dovrebbe avere - una grande importanza nel determinare l'azione extraparlamentare di chiunque senta la vergogna dei sistemi elettorali giolittiani. L'atteggiamento della mala vita giolittiana di fronte alla elezione di Gioia del Colle rende non solo lecita, ma addirittura doverosa, da ora in poi, nell'Italia meridionale, qualunque piu selvaggia reazione contro gli agenti del governo, quando si trasformano in agenti elettorali. Parlare di violenza è delitto, e peggio che delitto è stupidità, finché resta aperta una sola via di persuasione pacifica e d'azione legale. Ma quando la violenza è compiuta contro di noi in quel momento in cui esercitiamo il diritto di voto e ci sforziamo di tradurre legalmente e legittimamente in atto il nostro ideale politico, qualunque esso sia; quando questa violenza, documentata regolarmente dalla stessa autorità giudiziaria, viene da una maggioranza parlamentare di delinquenti approvata, sanzionata, incoraggiata per l'avvenire, allora l'uso della violenza da parte nostra non è solo un diritto, è sopratutto un dovere. Alcuni giovani depa università napoletana dopo avere interrotto le lezioni per fischiare colui, che fresco di avere sostenuta alla Camera la convalidazione dell'elezione di Gioia del Colle osava salire sulla cattedra a parlare ai giovani di diritto e di equità, mi hanno manifestato con un telegramma assai gentile il loro cÒnsenso all'opera da me prestata in questa, non fortunata, ma non inutile battaglia. Io sarei un ipocrita, se dissimulassi la soddisfazione da me provata nell'apprendere che vi sono giovani meridionali non indifferenti allo strazio che il giolittismo corruttore e violentatore fa della terra che deve essere ad essi sopra ogni altra cara. Né starò, come pur vorrei e dovrei, a fare ad essi la predica della possibilità che avrebbero avuto di manifestare il loro sdegno, anche senza interrompere le lezioni, e anche fuori del recinto universitario. Mi limiterò solo a domandare ad essi: "Credete voi di avere assolto tutto il vostro dovere verso il vostro paese infelice, con una fischiata e con un telegramma di saluto? Il vostro paese è disonorato da metodi elettorali obbrobriosi. Esso non ha mai reagito come doveva contro le infamie di cui era vittima. I vostri oppressori tutto osano, perché vi considerano un popolo di vigliacchi. Il delegato Prina non tenterà altrove quel che ha compiuto in Puglia, perché finora i pugliesi, invece di affrontarlo con le armi alla mano e farlo a pezzi, come altrove sarebbe avvenuto, non han saputo far altro che scappare davanti a lui e raccogliersi intorno ai notai e fare certificare e autenticare la loro viltà. Ciò posto non sembra a voi come a me, che per riscattarci da questo disonore, che ci rende abbietti agli occhi degli italiani del Nord, noi abbiamo ben altro e ben piu da fare, che interrompere le lezioni universitarie e fischiare un ignobile giolittiano? I fischi e i BibliotecaGino Bianco

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