Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bib Preludio alla seconda guerra mondiale si contraddicevano fra loro, e cioè come il solito pezzo di carta." Nei Patti di Locarno non vide niente altro che "una cristallizzazione della politica estera italiana, che gli avrebbe impedito una piu dinamica attività" (Ricordi, pp. 13, 39, 40). Ecco spiegato perché, appena fu tornato in Italia, i gerarchi fascisti e la stampa italiana scoppiarono in strilli, vituperi e minacce contro la Fran– cia a causa del boicottaggio, a cui era stato assoggettato Mussolini da parte dei giornalisti. In verità al ricevimento, ch'egli aveva offerto, era intervenuto un solo giornalista inglese. I giornalisti francesi si erano divisi in due grup– pi: i conservatori e i nazionalisti avevano accettato l'invito, e quelli di si– nistra lo avevano lasciato cadere. Ci si sarebbe quindi aspettata un'ondata di furore anti-britannico. Invece tutta la stampa fascista attaccò la Francia. Farinacci, allora segretario del partito, cioè la persona piu influente in Italia dopo Mussolini, scese nell'arena sul giornale Cremona Nuova (22-X-1925) con un articolo che fu riprodotto da tutta la starnpa italiana: La nuova Italia - quella che è risorta da un lungo e ignominioso servaggio spi– rituale - non tollera offese, non soffre menomazioni, non sopporta insulti! I cartel– listi vanno preparando nel nostro paese una psicologia di guerra. L'insulto cade come una_ goccia continua, come uno stillicidio ins<?pportabile, sull'anima italiana e scava lentamente l'abisso che a lungo andare diventa insuperabile! Crea un collettivo senti– mento di avversione contro chi continua implacabile l'azione denigratrice e determina quello stato d'animo da cui, ad un dato momento, scatta la reazione vendicatrice di umiliazioni pazientemente subite. Predispone gli animi a gravi eventi e fa si che ven– gano considerati come lo sbocco logico e fatale di una situazione diventata insopportabile. 5 Questa campagna contro la Francia fu accompagnata da un'altra contro 1 Patti di Locarno. Il 28 ottobre Mussolini parlò alla Milizia fascista di Milano: Legionari! Vi do appuntamento per l'anno prossimo. Ma il luogo resta ignoto!... Io sono matematicamente sicuro che voi andrete dove vi dirò di andare, e che sarete disposti a marciare incontro al pericolo, incontro alla morte, perché sentite che la vita è nulla quando sono in gioco i supremi interessi della patria! Alzate nel vostro rito moschetti gloriosi! (PI. 29-X-1925). Il giorno stesso, 1n un altro discorso, pure a Milano: Vi è qualcuno che rimprovera al partito dominante di avere imposta una disci– plina rigida alla nazione. È vero. Lo riconosco e me ne glorio. È una disciplina di stato di guerra. Mi direte: "Ma la guerra è finita ed è finita gloriosamente con una splendid:i vittoria nell'ottobre-novembre del 1918." Io rispondo che è finita la guerra militare, ma la guerra intesa come competizione di popoli nell'arengo della civiltà mondiale continua (PI. 29-X-1925). 5 Le ingiurie, che si accumularono sulla Francia da allora in poi per opera dei capi fascisti e della stampa, co·stituirebbero un'antologia interessante non solo per gli uomini politici e gli sto– rici, ma specialmente per i psicoanalisti. Una collezione incompleta - chi può raccogliere le acque dell'oceano? - fu pubblicata da H. BAUCHE, A bas la France. 70 Gino Bianco

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