Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guetra mondiale Respinto in questo inetto tentativo, Mussolini, dapprima affettò di non curare i negoziati che si tenevano a Locarno, e la stampa fascista in Italia mostrò verso di essi un beffardo scetticismo. Il settimanale Critica fascista, pubblicato da un importante personaggio del regime, Bottai, si valse dei se– guenti termini per descrivere le "bizantine" discussioni di Locarno: Nessuno ha il coraggio di mettere il dito sulla piaga: una intesa inter-europea è una chimera pressoché irrealizzabile. Il meglio è che ogni paese badi ai propri inte– ressi, costituendo amicizie e possibilmente alleanze con i popoli vicini, insieme ai quali un giorno dovrà marciare. Noi siamo sicuri che il nostro Governo è di questa opinione. L'indifferenza, con cui segue i lavori di Locarno, lo prova. Mussolini ha preferito pas– sare parecchi giorni in Piemonte, dove i nostri soldati stanno facendo le manovre, piuttosto che in Svizzera, dove i diplomatici stanno perdendo tempo. Come Mussolini stesso ammise nel discorso al Senato del 28 n1agg10 1926: Il quesito che si poteva porre prima dell'ottobre, se l'Italia doveva o no aderire a questa combinazione (di Locarno), io lo risolsi nel senso positivo. Ma quando si rese conto - cioè quando Contarini riusd a convincerlo - che si stava per raggiungere l'accordo, non gli restò che parteciparvi: Il non sottoscrivere il patto di Locarno sarebbe stato un errore colossale. In– tanto, ci saremmo estraniati da un patto fondamentale, che impegna le nazioni potenti d'Europa. In secondo luogo, saremmo rimasti isolati da questa grande combinazione. In terzo luogo, avremmo perduto l'occasione di metterci in una circostanza memorabile, sullo stesso piano dell'Impero inglese (PI. 29-V-1926). Briand, nel marzo 1930, nel riandare ai rapporti franco-italiani con MacDonald, disse: "Quando era stato redatto l'accordo tra Gran Bretagna, Germania, Belgio e Francia, l'Italia chiese di intervenire; la Francia aded: a malincuore. 113 Probabilmente la domanda della garanzia per la frontiera del Brennero comparve durante le trattative per l'adesione italiana ai Patti. Decisa l'adesione, Mussolini, che non faceva mai le cose per metà, si garantire. soltanto le frontiere sul Reno, facendo in modo da rendere meno solide le garanzie per il Brennero" (Opera omnia XXI, 319). In un discorso al Reichstag del 9 febbraio 1926 Strese– mann dichiarò che il Governo italiano aveva chiesto un patto che garantisse anche il confine del Brennero. Ma Mussolini, il giorno seguente, lo smenti: "Vi è un'affermazione nel discorso Stresemann che io debbo smentire nella maniera piu formale ... La verità invece è che il Governo italiano non solo non ha sollecitato, ma ha scrupolosamente respinto ogni suggestione positiva in tale materia, prima e dopo Locarno; convinto come è, allo stato attuale, che la piu solida garenzia del Brennero sta nella forza morale e materiale dei trattati del popolo italiano." Nel dire queste parole, Mussolini dimenticava ciò che aveva detto al Senato nel discorso del 20 maggio 1925. Il 28 maggio 1926, tre mesi dopo la smentita del 10 febbraio, fece la seguente dichiarazione, sempre al Senato: "Il fatto che il confine del Brennero non sia garentito si spiega molto facilmente: Il Governo non ha insistito, perché i patti di Locarno erano già troppo complicati." Avrebbe potuto non insistere se non aveva mai fatto alcuna richiesta? Un pubblicista fascista, LATINUS (L'Italia e i problemi internazionali, p. 206), afferma che furono i negoziatori francesi che volevano garen– tire il confine del Brennero, ma Mussolini ricusò l'offerta. Non c'è alcuna prova che quest-a ver– sione abbia il minimo fondamento. 3 Documents on British Forei&n Policy: 1919-1939, p. 254. 68 BibloLel;aGino Bianco

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