Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale toria." Quel che l'Italia doveva domandare era libertà per tutti nel Mediter– raneo. Nessuno avrebbe dovuto contestare l'alto valore della tesi italiana come principio di giustizia internazionale" (Ricordi, pp. 31-32). Guariglia ha gonfiato qui le gote ·come il Conte Zio di Manzoni. Nell'autunno del 1923, non c'era nessuna proporzione fra le sue odierne parole altisonanti e il problema che si doveva risolvere a Tangeri. Il pro– blema era allora se nell'Amministrazione internazionale il Governo italiano dovesse essere rappresentato o no. Siffatta partecipazione non avrebbe signi– ficato nessuna partecipazione ai controlli militari sui passaggi di Gibilterra o di Suez o dei Dardanelli. Tanto se il Governo era rappresentato, quanto se era escluso, tutti i paesi in tempo di pace potevaµo passare liberamente per "i tre sbocchi"; e in tempo di guerra il piu forte o la coalizione dei piu forti avrebbe fatto la legge ai piu deboli. Durante la prima guerra mondiale, il Governo italiano non era rappresentato nell'amministrazione di Tangeri, eppure gli italiani andarono su e giu per lo stretto di Gibilr terra e per il canale di Suez, che erano dominati dalla coalizionei di cui faceva parte l'Italia; ma non poterono usare lo stretto dei Dardanelli, per– ché questo era guardato dalla coalizione tedesca-austro-bulgaro-turca. Du– ra11:te la seconda guerra mondiale i "tre _sbocchi," dominati dalla Rotta in– glese, diventarono impossibili a transitare per la bandiera italiana, nono– stante che il Governo italiano avesse fino dal 1928 ottenuto il diritto di essere rappresentato nell'amministrazione di Tangeri. Secondo Guariglia, Mussolini aveva dalla sua la "giustizia internazionale." Ma possedeva la forza per farla trionfare? E l'invocava proprio all'indomani di Corfu, men– tre in ogni discorso si faceva gioco di quella giustizia! Il Governo inglese temeva cosi poco per la partecipazione degli italiani all'amministrazione di Tangeri, che favoriva la domanda di Mussolini. Ma Poincaré fu irremovibile (GUARIGLIA, p. 37). Mussolini sperava di avere l'appoggio del Governo spagnolo. Primo de Rivera aveva stabilito la sua dittatura (15 settembre 1923) in Spagna. In un altro "paese latino" era sorto un regime gemello a quello italiano. Il fa– scismo cominciava ad espandersi nel mondo. Quando re Alfonso venne a Roma nel successivo novembre, presentò Primo de Rivera come "il suo Mussolini." Ma Primo de Rivera non aveva nessuna ragione di preferire il gemello italiano a Poincaré. Mussolini sperava allora, come sperò sempre, di avere dalla parte sua le simpatie politiche spagnuole, quando era naturale che ciò non fosse, sia a causa dei forti e im– mediati interessi che legavano la Spagna alla Francia, e sia anche perché il rischio di compromettere tali interesssi avrebbe dovuto essere compensato alla Spagna non dall'au– mento della propria influenza nel Mediterraneo ma dall'aumento di quella italiana (GUA– RIGLIA, pp. 33-34). Lord Curzon avrebbe potuto appoggiare Mussolini, ma era ancora irritato per la avventura di Corfu, e d'accordo con Poincaré si oppose alla richiesta di Mussolini. 60 BibloLecaGino Bianco

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