Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

LA Società delle Nazioni greco-albanese. Ma Coppola giudiziosamente ammonf che una tale decisione avrebbe potuto rivelarsi pericolosa. Ritirandosi dalla Società, il Governo fascista avrebbe "permesso che essa estendesse e consolidasse la sua orga– nizzazione." Invece, restando nella Società, poteva controllarne e circoscri– verne l'azione e "affrettarne e precipitarne la fine" non appena "il classico antidemocratico, antipacifista, nazionalista secolo ventesimo" si rendesse conto che la Società delle Nazioni era non altro che "una reliquia pom– posa e fossilizzata del sorpassato secolo diciannovesimo. 117 Mussolini stesso mise un suggello ufficiale su queste opinioni, quando dichiarò al Senato, il 16 novembre 1923, che "l'episodio di Corfu ... aveva posto in Italia il problema della Società delle Nazioni davanti all'opinione pubblica come libri, per quanto numerosi, non avrebbero mai potuto fare." Il problema poteva essere enunciato in questi termini: doveva l'Italia ritirarsi dalla Società delle Nazioni o rimanervi? La risposta fu che "per il momento non era consigliabile lasciare la Società"; "Una volta usciti, non si può immediatamente bussare alla porta per rientrare"; "chi lascia deve an– nunziare il suo ritiro due anni prima, e in questi due anni altri potrebbero agire senza o addirittura contro l'Italia"; "il ritiro potrebbe essere consi– derato come una violazione del Trattato di Versailles e di tutti gli altri trattati." In un altro discorso alla Camera dei Deputati, il 7 giugno 1924 disse: Nella Società delle Nazioni bisogna restarci. Bisogna restarci non fosse altro perché ci sono gli altri, i quali, se ce ne andassimo, sarebbero contentissimi, farebbero i loro affari, tutelerebbero i loro interessi senza di noi, e magari contro di noi... Ma nella Società delle Nazioni si trattano problemi e si prendono decisioni che ci interessano e l'Italia non può rimanere assente. A questo punto si potrebbe ritenere che Mussolini ebbe ragione a non prendere mai sul serio la Società delle Nazioni, dato che essa era un'illu– sione, e non una rea~tà. Chi pensa in questo modo trascura il fatto che c'erano nel mondo molte forze reali operanti in favore della Società, prima che questa fosse screditata dai suoi insuccessi; e quelle forze avrebbero potuto prevalere, se avessero trovato una guida intelligente, nel Governo di qualche Potenza capace di far sentire la sua voce nel concilio dei grandi. L'Italia - la piu piccola delle grandi potenze e la piu grande delle piccole - mettendosi alla testa delle potenze minori, avrebbe potuto assumersi quel compito, forse con immenso vantaggio per tutto il mondo, e certo con enorme prestigio morale per sé, e in ogni caso senza suo danno. Non era necessario aver fede nel successo. Era necessario soltanto cercare di battere inglesi e francesi nel loro gioco - cioè fingere di credere nei principi della Società. Cosf facendo, Mussolini sarebbe stato forse preso ugualmente nel vortice della 7 CoPPOLA, La Società delle Na%ionie l'Italia. 57 BibJotecaGino Bianco

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