Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

' La distruzione dell'impero sua dovuta parte nella questione, come altres1 l'intera proporzione del ci:edito, italiani e tedeschi andranno con piena soddisfazione. Dall'altra parte se la Germania mira al totale dominio dell'Europa e cerca di porre l'Italia nella stessa categoria, per esem.. pio, della Svezia, allora tutto il latente sentimento tradizionale dei latini verso i nor– dici verrà alla superficie. Dal tempo che i romani combatterono i barbari fino al 1937 gli italiani e i tedeschi furono nemici potenziali o effettivi. Da quando l'Italia divenne unità e fino a quando venne sottoscritto l'Asse, si sentiva che una forte potenza alla frontiera settentrionale dell'Italia era un pericolo, ed era sentito ancor di piu per quanto riguardava i Balcani. L'Asse ignora deliberatamente la storia passata e i sentimenti pro– fondi ma gli italiani dicono che esso sarà operante se ambedue i soci staranno ai patti. " 1 Ma i due soci staranno ai patti? Quando le cose vanno bene, ognuno se ne attribuisce il merito. Quando vanno male i responsabili cominciano a questionare e cercano di attribuire la colpa del falli– mento a qualche altro. È questa la spiegazione del crollo dei capi militari che si veri– ficò in Italia nel dicembre 1940. Il comandante in capo delle forze armate italiane, Ma– resciallo Badoglio, e il capo di Stato Maggiore della marina Ammiraglio Cavagnari, die– dero le dimissioni. Perché allora ~i dimisero? In Italia è un segreto di Pulcinella che Mussolini quando ha bisogno di liber.arsi di qualcuno dei suoi alti funzionari annuncia prima sui giornali che la vittima ha dato le dimissioni e che sono state accettate. Quindi viene inviata alla vittima la lettera delle dimissioni per la fuma. È vero che il 9 dicembre, dopo le dimissioni di Badoglio, usd un comunicato ufficiale, che "il Duce aveva ricevuto il Maresciallo Badoglio per un rapporto formale e lo aveva intrattenuto in cordiale colloquio." E tuttavia ciò può anche essere una delle note astuzie di Mussolini. Può darsi che non v1 ,ia alcuna base di verità in questa notizia, ma Badoglio non poteva far nulla per smentirla. Nessun giornale avrebbe pubblicato la sua smentita. Sia quel che sia, un tratto caratteristico della caduta merita speciale atten– zione. L'annuncio delle dimissioni di Badoglio e la nomina del suo successore venne ac– compagnato dalla formula: "Per decreto reale che sta per essere firmato." I decreti reali sono stati annunciati sempre dopo che il Re li ha effettivamente fumati. Era que– sta la procedura normale. Proprio all'ultimo momento il Re può rifiutare la firma. Se il decreto viene annunciato pubblicamente prima della firma, il Re si troverebbe di fronte all'alternativa o di firmare contrariamente alla sua volontà o di provocare una crisi co– stituzionale con lo sconfessare i suoi ministri. È ciò che avvenne il 28 ottobre 1922. La sera prima il Re era andato in collera contro le camicie nere che minacciavano la "marcia su Roma." Durante la notte il Consiglio dei ministri decise di proclamare lo stato d'assedio. Non vi era un minuto da perdere. Tutte le misure necessarie per garantire la pace pubblica trano state prese immediatamente. Ritenendo che il Re avrebbe firmato il decreto, il Ministero inviò la notizia a tutte le autorità civili e militari delle province e la mattina del 28 ottobre, il testo del decreto venne affisso ai muri delle principali città d'Italia. Tuttavia nella notte il Re era stato "influenzato" dai capi dello Stato Maggiore dell'esercito e della marina e dai capi del partito nazionalista. Quando il capo del Governo andò da lui per chie– dergli di firmare il decreto che autorizzava lo stato d'assedio, egli rifiutò. La conse– guenza era che il decreto andava a monte. Mussolini venne invitato a recarsi da Milano a Roma, e nella notte del 29 ottobre egli "marciò su Roma" in vagone letto. Sembra che dopo essersi impadronito del potere e ogni qualvolta aveva motivi di sospettare che il Re potesse essere riluttante a firmare un decreto, Mussolini ricorreva all'espediente di annunziare che il decreto era stato firmato prima ancora che il Re lo avesse fatto. Ufficialmente appariva come se la firma fosse già apposta. Quando Mus– solini si proclamò "Primo Maresciallo del Regno," adottò la seguente procedura: 1 "New York Times," 27 aprile 1941. 799 BiblotecaGino Bianco

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