Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici. gli inglesi erano partiti. C'erano volute tre ore per radunarli in numero sufficiente dai punti piu sparpagliati. Mentre tutto franava in Cirenaica, nel gennaio 1941 Mussolini, il Serse del vente– simo secolo, inviò un altro esperto in attacchi fulminei, il Generale Soddu, a/ prendere il posto di Visconti-Prasca in Albania. Soddu, negli ultimi anni, era stato il Sottosegretario di Stato di Mussolini al Ministero della guerra, cioè era stato il vero ministro della Guer– ra dietro Mussolini. Andò peggio di prima. Dovette abbandonare la posizione di Kli– mara, che era stata considerata come imprendibile. Quindi un terzo generale fascista prese il posto del secondo: il Generale Cavallero, l'uomo delle corazze Ansaldo. Per raggiungere il fronte di combattimento il Generale Cavallero attraverò la Jugoslavia neu– trale con un passaporto nel quale figurava come mercante. La via del mare era minacciata dalla flotta inglese ed andava bene solo per i soldati prima che raggiungessero le mon– tagne albanesi, per perdervi le mani e i piedi. Cavallero tentò un'altra offensiva in presenza di Mussolini nei primi giorni di marzo. Dopo due settimane di carneficina Mussolini dovette rinunciare al suo trionfo e ritornò a Roma. Fu Hitler che il 5 aprile invase la Grecia e che si impadroni di Atene il 27 aprile. Mussolini non osò reclamare per sé la gloria di una simile vittoria e umil- mente la regalò al generale Cavallero. · Hitler non poteva andare alla riscossa di Mussolini senza attraversare la Jugoslavia e la Bulgaria. Secondo l'affermazione di Gayda sul Giornale d'Italia del 6 dicembre 1939, Hitler e Mussolini si erano accordati che il Danubio dovesse segnare la linea di demarcazione per le sfere di influenza tedesca e italiana. Infatti l'interprete di Mus– solini annunciò che "l'Italia era particolarmente attenta a tutto quello che avviene e si sviluppa al di qua del Danubio." Cosi l'Ungheria e la Romania erano comprese nella– sfera di influenza della Germania, la Bulgaria, la Jugoslavia, l'Albania e la Grecia era– no nella sfera dell'Italia. Dopo che i due dittatori ebbero smembrato la Jugoslavia e la Grecia, il Danubio non fu piu la linea di divisione fra le sfere di influenza nazista e fa– scista. Al fiasco militare segui quello diplomatico di Mussolini. La difesa dell'impero di Mussolini nell'Africa orientale venne affidata ad un altro simbolo, cioè ad un altro principe della casa reale, il Duca d'Aosta. Sembra che egli godesse della fiducia non solo di Mussolini, ma anche dei conservatori inglesi, e che que– sti nel loro "nuovo ordine" avessero deciso che egli era l'uomo piu indicato per il tro– no italiano - un'Italia ancora fascista, meno "un uomo solo," Mussolini. Essi avevano scoperto che egli "aveva impiegato diversi anni sperando e tentando un mondo della ragione e del rispetto di sé" che aveva "fieramente disapprovato la crudeltà del gene– rale Graziani" e che era "la persona piu popolare della famiglia reale." Il suo merito piu grande consisteva nel fatto che "da ragazzo si era fatto molti amici sui campi di gioco di Eton" (Times, 1° e 2 giugno 1941). La verità è che suo padre si era associato a Mussolini nella "Marcia su Roma," e che egli era stato sempre piu accentuatamente fa– scista di suo padre, e che nessuno in Italia aveva mai prestato molta attenzione a lui, eccetto Mussolini, che aveva ricompensato il suo zelo fascista col farlo Viceré d'Etiopia. Appena gli inglesi furono in grado di prendere l'offensiva, il Duca abbandonò loro Addis Abeba, la capitale del suo Vicereame, con la stessa eleganza con cui i suoi con– discepoli di Eton erano abituati a perdere le loro partite a rugby. Quindi egli si ritirò ad Amba Alagi, una posizione ritenuta imprendibile, e qui egli si arrese alla testa di 7.000 italiani e di 30.000 soldati di colore, dopo soli cinquanta giorni di assedio. Gli inglesi gli furono riconoscenti per la sua strenua resistenza e gli concessero gli onori militari. Un corrispondente del New York Times (23 maggio 1941), che accompagnò il Du– ca quando questi lasciò il suo rifugio, ci dà un resoconto patetico del suo portamento dignitoso dopo la resa: "Accompagnato da un solo aiutante di campo, usd alla luce del sole dalla cupa porta del forte Toselli... A mezza via piu giu si fermò ad un piccolo cimitero da poco scavato nel terreno in pendio... Il Duca si fermò vicino al sepolcro del suo amico ge- 792 BiblotecaGino Bianco

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