Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Inghilterra e Grecia estive. Poiché il bisogno di ulteriori forze cresceva, l'equipaggiamento diventava sem– pre meno efficiente. I carri armati italiani non potevano stare in equilibrio nell'aspro terreno montagnoso. La loro costruzione era troppo improvvisata perché potessero resi– stere ad una campagna di tale rigore. Erano stati costruiti per le parate. Non solo gli uomini erano vestiti miseramente e insufficientemente nutriti, tragica era anche l'insuffi– cienza delle munizioni. Mancavano i fucili. Difettavano i muli per l'artiglieria da mon– tagna. Quello che rimaneva delle provviste di equipaggiamento e munizioni era sem– pre di misura e peso non corrispondente. Inoltre erano stati fatti calcoli molto errati circa il mantenimento dell'esercito sul campo. Anzitutto il rischio dei trasporti dall'Ita– lia non era stato preveduto, dal momento che la campagna doveva essere solo un'a– vanzata. Poi all'interno dell'Albania, dove le strade non erano altro che semplici sen– ùeri attraverso i passi, le unità meccanizzate non avevano allora possibilità di operare. I soli che potevano operare con un certo successo erano i muli. I greci avevano i muli. Vi furono senz'altro esempi di bravura individuale dei soldati. Prigionieri fatti dai gre– ci dichiararono che in molti battaglioni si potevano contare solo pochi superstiti. Un battaglione entrò in linea con cinquecento cinquanta uomini e solo trentasei sopravvis– sero. Con tali deplorevoli deficienze dell'opera dello stato maggiore, era inevitabile che il morale dei soldati e degli ufficiali in linea dovesse cedere. Qui è la spiegazio– ne della cattura di interi reggimenti italiani. Non vi era altra scelta che arrendersi. " 2 L'aeronautica non fece che ripetere in Grecia la dimostrazione della loro ineffi– cienza. Scrive il signor Davis: "I greci avevano tre aeroporti militari, sei campi d'aviazione civili e fra i 250 e 300 vecchi aeroplani inglesi ed americani che si pregiavano del nome di forza aerea. Conformemente alla strategia tedesca, che dopo la campagna polacca è nota a tutti, salvo che all'alleato della Germania, gli aeroplani italiani avrebbero dovuto porre fuori servizio entro 48 ore tutti questi aeroporti e la maggior parte delle forze aeree. Para– cadutisti avrebbero completato quindi la distruzione. Invece gli aviatori fascisti rade– vano i picchi delle montagne e si gettavano attraverso le vallate alla frontiera albanese sforzandosi di individuare gli invisibili guerriglieri. Come avrebbero dovuto sapere, è impossibile individuare e tanto meno bombardare con successo una forza disseminata in 1 . ,, un paese montagnoso e sparpag iato. Tutti i servizi erano nel piu profondo disordine. Il signor Whitaker scnve: "L'ultimo di una millenaria discendenza di principi romani mod in Albania. Un ufficiale suo compagno mi disse che egli. soggiacque alle sue ferite - una morte non inevitabile se vi fosse stato un qualsiasi servizio organizzato nell'esercito italiano. Un altro amico italiano ebbe le mani amputate. Non erano stati dati guanti ad un esercito inviato a combattere su passi montagnosi ricoperti di neve. Un altro amico italiano ri– marrà probabilmente storpiato per tutta la vita. Negli ospedali militari non vt erano bende, neanche quando venne riportato attraverso l'Adriatico in Italia." Con soldati vestiti da estate nelle nevi di montagna, con una aviazione che sgan– ciava bombe sui luoghi deserti, invece di distruggere i pochi aerei greci, con un servi– zio di approvvigionamento che faceva morir di fame le truppe e con la Croce Rossa che arrivava sul posto puntualmente dopo che le mani e i piedi degli uomini erano ir– rimediabilmente congelati, né Alessandro Magno, né Cesare, né Napoleone, neppure se avessero unito le loro teste, avrebbero prodotto un miracolo, anche se si deve ammet– tere che Visconti-Prasca fece un po' peggio di quello che essi avrebbero fatto. Cosf, in– vece di conquistare la Grecia, cominciò a perdere l'Albania. In conclusione, Mussolini non era nel torto quando dispose che i suoi giornali 2 T. B. MoRGAN, Spurs on the Boot, New York, Longmanns, Greco and C., 1941, pp. 317-18. 789 BiblotecaGino Bianco

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