Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici Il nome del comandante della spedizione contro la Grecia, Generale Visconti-Fra– sca, finché l'uomo avrà memoria degli avvenimenti del passato, non verrà mai dimen– ticato. Senza di lui la Grecia non avrebbe rivissuto una epopea eroica simile a quella che due millenni e mezzo prima aveva dovu,to ai generali di Serse. Visconti-Prasca ha scritto un libro sulla "guerra lampo" per trasferire lo spirito offensivo delle "squadre" fasciste dalla guerra civile alla strategia militare. Egli era chiamato il Keitel dell'Italia fascista. Fortunatamente per la Grecia aveva passato gr.an parte della sua carriera in incarichi burocratici. Aveva impiegato gli ultimissimi anni prima dell'attuale guerra come addetto militare all'ambasciata italiana a Parigi, vale a dire come capo dello spionaggio e della quinta colonna fascista. In questo campo aveva reso segnalati servizi. Egli si attendeva che la quinta colonna facesse in Grecia un lavoro simile a quello che aveva compiuto i~ Francia. Forti somme erano state spese per organizzare in Grecia una quinta colonna che avrebbe dovuto fare di quel paese una seconda Norvegia. Se dobbiamo credere al signor Whitaker che, grazie ai se.i anni di amicizia con Ciano e con gli altri caporioni fascisti, er.a in grado di esser ben informato, una mezza dozzina di generali greci era stata comJJrata. Essi si recarono dal loro dittatore, che disse: "Tenetevi il denaro, siate fedeli al vostro paese e tenetemi informato" ( Chicago Daily News, 10 aprile 1941). I greci dal tempo di Ulisse in poi hanno avuto la fama di essere un popolo fraudolento. Fu– rono sleali verso Mussolini. Poteva un generale fascista aver successo con un nemico che obbligava al combattimento? D'altra parte i soldati italiani ai quali era stato ordinato di marciare dall'Albania in Greci.a non potevano capire per quale ragione dovessero attaccare la Grecia. La parola d'ordine fascista è "credere, obbedire, combattere." Ma gli uomini non sono automi. Hanno un cervello e il loro cervello lavora anche contro la loro volontà. Per parecéhi anni l'Italia è stata sistematicamente eccitata contro i "nemici ereditari," i cui nomi cambiavano ogni sei mesi. Germania, Jugoslavia, Francia, Russia sovietica, Turchia, Afghanistan, Inghilterra, Giappone, Etiopia, Spagna lealista, Cecoslovacchia, Polonia, Stati Uniti - uno dopo l'altro tutti i popoli della terra sono passati in processione davanti agli occhi degli italiani come "nemici ereditari." Ora era la volta della Grecia. Perché dal giorno alla notte la Grecia diventò il nemico ereditario dell'Italia? Inoltre i soldati ben presto si accorsero di essere stati spinti da somari criminali m modo bestiale nella piu tremenda carneficina. Ecco come un giovane soldato italiano di ritorno dal fronte albanese descrisse le sue esperienze al signor Davis: "Io ero in Albania da 16 mesi quando venne l'ordine di marciare sulla Grecia ..• Non ci dissero che avremmo dovuto combattere. I nostri ufficiali ci dissero che la Grecia era stata comprata col denaro; tutto quello che dovevamo fare era camminare. Il primo giorno arrivammo alle montagne del Pindo in un terreno coperto di nevi e ghiacci. Finché vivrò non dimenticherò mai quel freddo tremendo. La neve era alta un metro o un metro e mezzo. Il vento tagliava e congelava, oltre a raffreddarci. Ci mandarono con vestiti da estate. Il giorno seguente cademmo negli agguati dei greci. Eravamo blua– stri e mezzo ammalati per il freddo. I greci avevano maglie di lana, berretti tutti di lana, calze di lana, e scarpe pesanti da contadino. Io avevo un cannone, ma mancava un pezzo del meccanismo. I capi risparmiavano i pezzi in magazzino. I cannoni non avreb– bero dovuto sparare ... Vi erano circa 500 uomini nel mio reparto. Solo 38 sopravvisse– ro. Lasciammo i nostri morti e un numero maggiore di feriti a morire H nella neve. Era orribile. Non vi era altro da fare. Non avemmo viveri per cinque giorni, né assi– stenza alcuna mentre lottavamo per ritirarci. Tornato alla base, vidi i bacini del porto ingombri di alte montagne di casse di munizioni, viveri e approvvigionamenti. Ma nes– suno li distribuiva. Capii perché mancavamo di quelle cose: semplicemente perché nes- 1 ,, suno ce e portava. Un altro giornalista americano racconta: "La campagna venne condotta nel cuore dell'inverno con nevi alte due metri e mezzo o tre. Gli italiani erano mal vestiti, alcuni di essi avevano addosso uniformi 788 BiblotecaGino Bianco

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