Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Dalla non-belligeranza alla belligeranza due ore per spostare 1 quattro pezzi. Spesso richiedeva anche un tempo maggiore perché il vecchio trattore sobbalzava, sbuffava, ansava, ondeggiava, sprizzava acqua bollente e ostinatamente si rifiutava di muoversi. I reggimenti di artiglieria da montagna acquar– tierati nell'Italia settentrionale, a Torino, Bergamo e Vicenza, non avevano altro che i veéchi cannoni da 75 mm., catturati allo sconfitto esercito austriaco nel 1918; ossia armi vecchie di 25 anni, che avevano servito quattro anni prima di cadere in mano italiana. Il cannone italiano da montagna da 65 mm., che una volta faceva parte dell'artiglieria, ora era passato alla fanteria per essere adoperato nelle trincee. Quest'arma antiquata sparava orizzontalmente e non era adatta alla guerra di trincea perché non poteva essere nascosta. Tuttavia era cos1 pesante che occorreva un personale eccezionalmente robusto per montarla, smontarla e caricarla sui muli. L'artiglieria da campo adoperava un cannone di fabbricazione francese, un altro di origine tedesca e un terzo preso agli austriaci, tutti veterani della guerra 1914-18. Vi erano anche due pezzi di artiglieria pesante, inventati recentemente da un italiano, il primo della gittata di km. 35 e il se– condo di km .. 43. Tuttavia non potevano sparare piu di una volta all'ora, e dopo un cen.tinaio di colpi dovevano essere rimossi e rinviati dietro le linee per le riparazioni. Gli apparecchi di mira dell'artiglieria, dai cannocchiali da campo ai goniometri, erano disgraziatamente logorati e consumati. Nel settembre 1938, al tempo della crisi cecoslovacca, fu tenuta a Roma una riu– nione dei dirigenti delle piu importanti ditte fabbricanti armi per fissare il loro fabbi– sogno di materie prime. Essi dichiararono che vi era disponibilità di ferro solo per 15 giorni e di rame per non piu· di due o tre giorni. Piu grande della mancanza di approv– vigionamenti era la confusione nella mente di quelli che erano al timone. A questa riunione alcuni dirigenti diedero del fabbisogno di materie prime per i loro piani cifre cosi fantastiche, da dimostrare come essi non avessero la minima idea della produzione che si svolgeva sotto la loro direzione. Quando scoppiò la guerra in Polonia nell'estate del 1939, vi era una stupefacente deficienza di uniformi e di scarpe. Le guerre etiopica e spagnola avevano vuotati i magazzini e quello che era ancora rimasto era stato sperperato in Albania nel 1939. Il sig. Joseph Harsch, corrispondente del Christian Science Monitor, il 23 ottobre 1939 dichiarò che "la deficienza di artiglieria moderna era acuta, a causa dell'insuffi– cienza di materie prime. L'Italia non poteva intervenire in guerra dall'una o dall'altra parte senza la certezza di dover sopportare considerevole danno materiale e inoltre la seria probabilità dell'invasione della pianura del Po." Nel suo discorso del 16 dicembre 1939 il ministro degli Esteri Ciano dichiarò che nel maggio 1939 aveva informato Hitler che, come conseguenza specialmente delle guerre etiopica e spagnola, "l'Italia aveva bisogno, di almeno tre anni per portare la sua pre– parazione bellica al livello necessario, cioè al massimo livèllo." Nel Saturday Evening Post del 25 dicembre 1939 un altro giornalista americano, il sig. John Whitaker, grande ammiratore di Mussolini e Ciano, scrisse: "L'Italia non era preparata per la guerra ... La guerra la colse a terra ... Essa non aveva fatto provvista di materie prime e le sue industrie non avevano sufficienti riserve di cotone, pezzi di ferro, rame e simili. Nella ricerca di oro e materie prime era ricorsa all'esportazione di munizioni, specialmente in Giappone. Peggio ancora aveva rimandato qualsiasi riarmo dei cannoni pesanti da assedio, artiglieria da campo e armi anticarro. In conseguenza aveva un'enorme leva di truppe delle prime classi, ma non aveva di che armarle." La fondazione Carnegie per la Pace asseriva, il 1° febbraio 1940, che "ora è confer– mato il fatto che nel settembre 1939 l'Italia non era affatto in grado di offrire concreta resistenza ad un possibile attacco francese o attraverso le Alpi o in Africa"; rifornimen– ti di armi, carri armati ed efficienti forze aeree erano stati consumati (New York Times, 1° febbraio 1940). Il 20 aprile 1940, il piu violento fra i capi fascisti filotedeschi, Farinacci, scriveva: 777 BiblotecaGino Sianco

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