Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

• L'Italia nel 1939 Per quello che riguarda i rifornimenti italiani supponiamo che Mussolini, in pre– visione della guerra futura, abbia immagazzinato rifornimenti in quantità sufficiente per la durata della guerra. È quello che egli ha fatto negli ultimissimi anni. Se la guerra non durasse troppo a lungo, l'Italia non avrebbe bisogno di importare rifornimenti ali– mentari e materie prime attraverso il Mediterraneo. Nessuno sa per quanti mesi l'Italia potrebbe resistere a~li sforzi di un blocco. Mussolini parlando in Senato il 30 marzo 1939 affermò che ' la massima fascista dice che la prossima guerra deve essere decisa entro pochi mesi dal suo scoppiQ." Ciò vuol dire che se la guerra dura piu di alcuni pochi mesi l'Italia è condannata. Ma vuol dirè anche che Mussolini e i suoi consiglieri si attendono che la guerra non duri piu di alcuni mesi. Certamente la decisione di una guerra cosi rapida sarà cercata in Europa e non nelle colonie. Finché Parigi e Londra non si arrenderanno e saranno in grado di attac– care la Lombardia in Italia e la Ruhr in Germania, la guerra andrà avanti, anche se alcune o tutte le colonie inglesi e francesi saranno distrutte dagli eserciti italiani. Allora, perché Mussolini invia uomini in Etiopia, Libia, Dodecaneso, Spagna e Albania, invece di averli sotto mano in Italia? La risposta va cercata nel fatto che la frontiera italo-francese lungo le Alpi non consente l'impiego di grandi forze militari, né italiane né francesi. La forza italiana in uomini sarebbe sciupata se lasciata in Italia. Invece non rimarrebbe inutilizzata in Etiopia o in Libia. Se qui fossero im~agazzinati sufficienti approvvigionamenti le forze "italiane non avrebbero bisogno di aiuti d'oltre mare. Esse minaccerebbero la Somalia francese e quella inglese, il Sudan, l'Egitto, la Tunisia, vi ·immobilizzerebbero una parte delle forze francesi ed inglesi e cos1 impedirebbero il loro impiego nell'Europa continentale. Dalla Spagna, le forze italiane minaccerebbero altres1 la Francia meridionale e cosf contribui– rebbero ad indebolire la forza francese sulla frontiera tedesca. Le forze italiane concen– trate in Sardegna, minaccerebbero la Corsica. Infine, le forze italiane concentrate in Albania costituiscono una seria minaccia alla frontiera greca. Nel Mediterraneo orientale l'Inghilterra e la Francia posseggono basi navali in Siria, nell'isola di Cipro e in Egitto, a una distanza di oltre 1500 chilometri dall'Italia. Malta, nel mezzo del Mediterraneo sembra, invece, troppo vicina all'Italia. Le basi navali greche nell'Egeo sono a mezza strada fra l'Italia e la Siria e sarebbero adattissime a ricevere le forze inglesi e francesi. L'esercito italiano, nell'immediata vicinanza della frontiera greco-albanese, è adatto a ricordare alla Grecia che il suo territorio settentrionale può essere invaso ad ogni momento e può essere rivolto anche contro la Jugoslavia. Ciò spiega perché Mussolini sparpaglia le forze italiane in tanti paesi tanto lontani dalla penisola italiana. Mussolini non conta soltanto sulle basi navali, sul numero dei sottomarini e degli aeroplani o sui rifornimenti. I britannici hanno un punto debole nel Mediterraneo orientale: è l'irrequietezza degli arabi. Mussolini accoglie nelle università italiane stu– denti musulmani della Siria, Palestina, Irak e Arabia e li imbottisce di propaganda antibritannica. Commessi viaggiatori vendono generosamente a buon mercato radio ai caffè, botteghe e scuole nel Vicino Oriente perché ricevano informazioni radio in arabo dalla stazione di Bari nell'Italia meridionale. Quando andò in Libia nel marzo 1937, Mussolini si presentò ai notabili musulmani del luogo con la spada di "protettore del– l'Islam." Questa spada era stata fabbricata a Firenze su un modello pubblicato in un libro tedesco al tempo di Guglielmo Il. Anche in Tunisia, Algeria e Marocco la posizione dei francesi è minata dagli agenti di Mussolini che sfruttano l'inquietudine degli indigeni per soffiare sul fuoco del malcontento antifrancese. Infine Mussolini punta sui movimenti pacifisti inglesi e fràncesi. In questi ultimi. anni quei movimenti hanno perduto molto terreno in ambedue i paesi, ma sono ancora una forza da esser presa in considerazione. Nel settembre 1938 Chamberlain e Daladier furono assecondati fortemente dai pacifisti nei loro sforzi per far inghiottire la loro politica di "pacificazione" al pubblico inglese e francese. Mussolini è convinto che il Commonwealth britannico e la repubblica francese, ridotti alla paralisi militare dai pacffisii, sono marci, non combatteranno mai, e sono condannati alla sconfitta e alla rovina. Tutte le esperienze degli anni scorsi e specialmente la questione cecoslovacca 773 BiblotecaGino Bianco

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