Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La guerra di Spagna e l'unione dell'Italia alla Germania Governo ad attenersi nei suoi contrasti internazionali alla procedura stabilita dal Patto della Società delle Nazioni e a rinunciare alla guerra come mezzo per propugnare gli interessi nazionali. L'intervento di Mussolini e di Hitler dalla parte dei ·generali ribelli era, senza la minima ombra di dubbio, una faccenda di competenza della Società delle Nazioni. La cosa era chiara come la luce del giorno. Ma il Primo Ministro inglese, conte Baldwin (allora signor Baldwin) e il ministro degli Esteri Eden, e i loro successori, signor Neville Chamberlain e Lord Halifax, igno– rarono la Società delle Nazioni per tutta la durata della questione spagnola. La Società delle Nazioni era già un cadavere putrefatto. L'atteggiamento ufficiale del Governo in– glese nella questione spagnola venne sottol'ineato da Sir Samuel Hoare, Primo Lord del– l'Ammiragliato, il 19 agtìsto 1936, quando dichiarò pubblicamente che la guerra civile spagnola non riguardava l'Inghilterra. Un anno dopo, il 22 luglio 1937, "il signor Al– freçl Duff Cooper, successore di Sir Samuel all'Ammiragrriato, dichiarò alla Camera dei Comuni che la questione spagnola non meritava la vita di un solo marinaio ingles½• Questo equivaleva al dare mano libera a Mussolini e a Hitler in Spagna. In realtà il Governo inglese non era rassegnato à lavarsi le mani della questione spagnola. Chiunque esamini giorno per giorno l'azione del Ministero degli esteri in– glese deve ammettere. che nella questione spagnola Mussolini fu assecondato non solo da Hitler ma anche dai capi conservatori e dal Governo inglese. Non vi fu mai ombra di discordanza fra loro: vi fu sempre buona intesa e cordiale cooperazione. Il non intervento inglese nella guerra civile spagnola era sempre come il non in– tervento di Mefistofele nel duello fra Faust e il fratello di Margherita. Mai nella sua storia la "perfida Albione" ha meritato maggior disprezzo se per "perfida Albione" si intendeva non già la vera e umana gente comune dell'Inghilterra, ma gli uomini poli– tici quali Baldwin e Chamberlain, Eden e Halifax. In tutta schiettezza si può ammettere che tutti si trovarono impaniati nel nido di vespe spagnolo senza il minimo sospetto della tragedia che se ne sarebbe seguita. Mus– solini ed Hitler si attendevano che il "colpo" militare di Franco trionfasse, come era avvenuto di molti altri precedenti "pronunciamentos" spagnoli. Pensavano che un mo– desto aiuto di aeroplani per il trasporto delle truppe dal Marocco alla Spagna sarebbe stato sufficiente per assicurare una facile vittoria ai generali ribelli. I conservatori ingle– si senza dubbio prevedevano che l'intervento di Mussolini e di Hitler in Spagna avrebbe sollevato proteste ma si attendevano anche una rapida vittoria dei generali ed erano certi che il fatto compiuto avrebbe ridotto al silenzio i malcontenti. Queste previsioni spiegano - ma non giustificano l'atteggiamento di Léon Blurn e di quei politici francesi che cedettero di fronte alle minacce di Mussolini e Hitler. Quale utilità c'era a prender parte ad una guerra civile sul cui risultato non c'erano dubbi? La cosa migliore era quella di lavarsi le mani di tutta la faccenda. . L'inattesa resistenza del popolo spagnolo e l'illimitata stupidità dei generali spa– gnoli - eccezionale anche fra i generali - smentirono le previsioni di tutti gli esperti. L'intervento di Mussolini e Hitler fu quindi costretto a prendere proporzioni che né i capi dei conservatori inglesi né i politici francesi avevano previsto. I generali italiani aggiunsero la loro stupidità a quella dei generali spagnoli. E cosi, la guerra di Spa– gna, che sarebbe finita in poche settimane, nell'estate del 1936, con la sconfitta det' ge– nerali ribelli se gli spagnoli fossero stati lasciati soli, si trascinò per trentaquattro mesi. Nessuno potrà mai dire che specie di prestigio abbia dato la ·guerra di Spagna ai po- litici o ai militari, italiani, tedeschi, francesi o inglesi. Sfortunatamente la stupidità col- \ lettiva dei generali spagnoli e italiani non era in grado di travolgere l'enorme inferiorità degli armamenti delle truppe repubblicane. Nell'accordo amichevole del 2 gennaio 1937, Mussolini promise ad Eden, allora ministro degli Esteri inglese, di non mutare lo status quo territoriale in Spagna; e nuo– vamente il 21 ottobre 1937, Neville Charmberlain dichiarò ufficialmente alla Camera dei Comuni che Mussolini ripetutamente aveva dichiarato che "l'Italia non aveva la mi– nima intenzione di fare il piu piccolo cambiamento nello status quo territoriale della . ' 765 BiblotecaGino Bianco

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