Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio Xl e la gue"a etiopica vita in Addis Abeba, il Maresciallo Graziani, allora Governatore d'Etiopia, ordinò il massacro in massa di 8.000 uomini, donne e bambini. 31 Quando il sadico generale tor– nò in Italia a riposarsi dopo questa ed altre precedenti e non meno gloriose imprese in Cirenaica, Papa Pio XI gli concesse un'udienza ufficiale. "La conversazione del Papa col Maresciallo Graziani e con· la signora Graziani durò circa mezz'ora. Quando l'u– dienza volgeva alla fine, il Papa benedisse gli illustri ospiti e offerse al Maresciallo una medaglia del Pontificato e alla signora Graziani un rosario" (13-IV-'38). Il clero inferiore seguf quasi compatto l'esempio dell'episcopato. Ecco ciò che si legge nelle memorie di una inseKnante antifascista. "Fu veramente un triste spettacolo vedere quei pergami, da cui dovrebbero essere bandite al mondo la carità e l'amore, divenute tribune di imperialismo, e argomenti come 'la nostra potenza,' 'la nostra ricchezza,' 'il nostro prestigio' - che per il· cristiano e il cattolico dovrebbero essere oggetti supremamente vani e addirittura per– niciosi - venire annunciati come perentorie ragioni per uccidere e predare, senza che mai a mitigare quelle prediche venisse fuori una parola di pietà verso quei disgra– ziati a cui veniva tolta la patria, o di ammirazione verso i valorosi che, con armi cos1 impari, tentavano di difenderla. Indimenticabile rimane nel mio ricordo una lettera del mio vecchissimo e piissimo zio, che, essendo stato da giovane alpinista egregio e gran camminatore, aveva conservato l'abitudine di ascoltare la messa della notte di Natale al Monte dei Cappuccini, dove, non ostante la grave età, saliva con qualunque tempo. U con dolore e confusione egli aveva scoperto come anche uno di quei padri cappuccini tanto a lui cari potesse trasformarsi in un laudatore di opere di sangue e di carnefici– ne; anzi che una predica di quel Bambino venuto a portare nel monda l'amore, gli era parso (eran le sue parole) 'di udire la concione di un capo manipolo che avesse rice– vuto in quell'istante l'imbeccata da Roma.'" 32 I Francescani e i Cappuccini furono in prima linea nelle manifestazioni di zelo fascista. 31 Nel numero del 2 marzo 1937, p. 464, la "Civiltà Cattolica" descrisse quel massacro nei seguenti termini: "Poco dopo l'attentato, la polizia arrestò 2000 persone. Il Procuratore Generale cominciò ad interrogarle per identificare i colpevoli, mentre squadre fasciste procedevano a rastrel– lare varie zone sospette della città, ma la città nell'insieme rimase calma. Un certo numero di per– sone poste in arresto riusd a dimostrare la propria innocenza; altri, trovati in possesso di armi da fuoco, furono fucilati." Et voilà comment on écrit l'histoire! Un altro esempio del modo in cui gli organi vaticani scivolavano sopra a fatti inescusabili è il seguente. Il 26 ottobre 1936, l'Agenzia Stefani fece circolare nella stampa italiana la notizia da Addis Abeba che Monsignor Castellani, Arcivescovo di Rodi, "visitatore apostolico nei territori dell'Impero" aveva inaugurato la propria attività con una messa solenne nella cattedrale di Addis Abeba. Durante il servizio, aveva pronun– ciato "elevate parole" di saluto a "tutti gli eroici soldati di quell'esercito che stupi il mondo, ma non Dio, alleato ai suoi successi." "L'Italia," aveva continuato, "è il paese segnato da Dio per esaltare sulla terra la civiltà e la gloria della Chiesa." A questo punto il viceré, Generale Graziani, si era alzato, e aveva ricordato che le truppe italiane avevano occupato proprio quel giorno Lekemti, "vendicando il sacrificio degli eroici soldati italiani che tre mesi prima avevano coraggiosamente tentato una missione di pace, finita invece in tragedia." Allora il viceré fece l'ap– pello dei caduti. Ad ogni nome, l'assemblea, secondo il rito fascista, rispose: "Presente." Alla fine della messa l'Arcivescovo recitò una preghiera per il Re-Imperatore. Era una bella innovazione nel rito cattolico che un generale parlasse in chiesa, e che nel corso di una messa facesse l'appello dei soldati caduti in guerra. Affinché la notizia non scandalizzasse qualche innocente, il resoconto dato dall'"Osservatore Romano" non indicò che i discorsi erano stati pronunciati durante la messa. .Affermò semplicemente che erano stati fatti "lo stesso giorno" e che l'Arcivescovo aveva parlato della "sacra missione affidatagli." Le parole "lo stesso giorno" non erano una falsità com– pleta come per il 2 ottobre 1935 l'ora delle campane; era una semi-verità, "la piu nera delle bugie." J 2 ALLAsoN, Memorie di un antifascista, 2• ediz., Milano, 1961, p. 249. 763 BiblotecaGtnoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=