Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio XI e la guerra etiopica lini, avrebbe facilitato il tentativo di Laval e di Hoare di raggiungere un compromesso. 22 Quando le proposte Hoare-Laval furono rese pubbliche, Pio XI ripeté il suo appello in favore di "pace con giustizia, verità e carità" e commentò quelle proposte nei se– guenti termini: "Non vogliamo alludere ai conflitti che turbano non solo Europa e Africa, ma, si può dire, tutto il mondo, poiché in questa grande incertezza di avvenimenti e di uomi– ni c'è il pericolo che le nostre parole, quale che ne sia il contenuto, possano essere o male comprese o deliberatamente travisate" (16-XII). Bastava che parlasse chiaro per evitare di essere mal compreso o deliberatamente tr:avisato. Il numero del 21 dicembre della Civiltà Cattolica contiene un articolo fumato da Padre Bruccoleri - e scritto prima del fallimento del piano Hoare-Laval - che è un inno di lode per "la passione patriottica con cui di tutte le classi, di tutte le volontà si è formata fra noi una classe sola, una sola volontà stretta come non mai ad una sola bandiera": "Lo spettacolo che ci offre oggi il popolo italiano - compatto e proteso con tutte le ~ue energie contro Ja coalizione sanzionistica - ci appare, fra le oscure minacce del– l'ora presente, un confortevole raggio solare che schiude l'animo a rassicuranti prono– stici. Certamente, la malefica pianta delle sanzioni vorrà darci frutti di cenere e tosco; ma non senza benefiche reazioni, fra le quali la piu immediata ed importante è, senza dubbio, la richiesta compagine della coscienza nazionale, il senso fortemente ritemprato della nostra unità politica" (pp. 441-4S1). Dopo che le proposte Hoare-Laval furono eliminate insieme con Sir Samuel Hoare, Pio XI si dolse che le sue speranze non avessero approdato a nulla. Era passato "in mez– zo a preoccupazioni eccessivamente gravi e penose per la pace pericolante e per la guer– ra minacciosa." Intendeva guerra "in Europa" (v. sopra). Ma non rinunciava alla spe– ranza (24-XII). Il Cardinale Laurenti, un Cardinale della Curia, cioè uno di quei prelati che 'Vi– vono a Roma in stretto contatto col Papa, fu piu esplicito. Parlando (28-XII) a un udi– torio che comprendeva altri tre Cardinali della Curia (Cremonesi, Fumasoni-Biondi e Caccia-Dominioni) disse che "due uomini" si erano incontrati per disc,utere un piano di pace; entrambi "erano ben disposti, specialmente uno di loro"; ma una "mano nasco– sta" aveva fatto naufragare il loro tentativo. Forse la "mano nascosta" era la Massone– ria, che per papi, cardinali e fascisti era la radice di tutti i mali. 23 22 Toynbee ammette che c'erano motivi per credere che il Vaticano avesse avuto simpatia per la politica di Lavai "il quale indubbiamente - e anche ingiustificabilmente - subordinava la giustizia alla convenienza." BINCHY, State and Church, p. 642, ammette che la voce che attribuiva al Vaticano parte nell'accordo Hoare-Laval "può essere fondata" ma non trova nulla a ridire su questo genere di attività papale: 11 Sarebbe conforme ai principali obiettivi della politica papale l'abbreviare la guerra e impedirne l'estensione all'Europa." Cosi Mussolini, minacciando il fini– mondo, persuase anche Binchy che placarlo era l'unico metodo per trattare con lui e che, parte– cipando al te-ntativo di placarlo, Pio XI era non meno neutrale di Laval e di Hoare. Binchy avreb– be dovuto almeno qualificare quella neutralità come "benevola" verso Mussolini e non verso Hailé Selassié. Egli ha una buona parola anche per Hailé Selassié: "Qualunque critica si possa sollevare contro il proposto compromesso ... c'è qualcuno che possa negare alla luce degli avvenimenti suc– cessivi che con la sua adozione si sarebbero potuti evitare mali peggiori? Almeno esso avrebbe lasciato il Negus sul trono." 23 BINCHY, State and Church, p. 642, ammette che il Cardinale Laurenti diede "una spiega– zione molto sciocca" del fallimento Hoare-Laval, ma ritiene che l'alta lode dell'accordo e la scioc– ca spiegazione non fossero prove sufficienti di "bellicosità" per giustificare l'inclusione di questo discorso tra le "prove" della complicità papale nella guerra abissina. L'elogio dell'accordo Hoare– Laval fatto alla presenza di altri Cardinali della Curia non è certamente prova di "bellicosità." Ma è prova sufficiente che la Curia era d'accordo con Lavai e Hoare. Erano forse Laval e Hoare neutrali? Questa è la questione. Non si può eluderla sostituendo la parola "bellicosità" alla pa– rola "neutralità." 759 Biblot ca Gino Bianco

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