Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio Xl e la guerra etiopica alla presen,za di Mussolini: "Ringrazio Dio Onnipotente di avermi permesso di vedere questi giorni di grandezza." Calmatisi gli applausi, il Vescovo "si avvicinò al Capo del Governo e, togliendosi la catena pastorale d'oro, gliela offri col saluto fascista." Poi si avanzò il Vescovo di San Miniato e "solennemente dichiarò al Duce che per la vit– toria dell'Italia il clero italiano era pronto a far fondere l'oro delle chiese e il bronzo delle campane." Il Patriarca di Pompei diede la croce e la catena pastorale (22-XI). Il Vescovo di Parma offri quale "Vescovo ed italiano" 7 grammi d'oro (28-XI). Il Car– dinale di Milano emanò un comunicato, in cui "ringraziava con emozione il popolo di Milano per il patriottico fervore che gli aveva suggerito nei giorni scorsi di dare oro, argento e ferro al Governo nazionale"; anche lui aveva dato "il proprio modestissi– mo contributo" (27-XI) e dispose che tutti i custodi di santuari nella diocesi fossero in– vitati a consegnare ai fasci locali tutto l'oro, argento ed altro metallo superfluo. Quando le cateratte del cielo si apersero a questo diluvio di episcopale nazionali– smo, il quotidiano clerico fascista di Vienna Reichspost2 1 qualificò quel nazionalismo come opera di assistenza religiosa, nulla piu che assistenza religiosa. L'Osservatore Ro– mano nel numero del 23 ottobre fu lieto di riprodurre e condividere l'opinione del con– fratello viennese: "La benedizione che i sacerdoti e i vescovi d'Italia impartiscono ai soldati che partono per la guerra, non ha nulla da fare col giudizio sulle circostanze politiche della guerra. All'istesso modo come la madre cristiana benedice il figlio che parte verso re– gioni lontane e pericolose, la Chiesa dà ai suoi figli, che vanno in guerra, il viatico delle sue preghiere e dei suoi voti, per il corpo e per l'anima. "Solo l'ignoranza o la mala volontà possono svisare questo fatto. " 21 b1s Soltanto chi chiuda volontariamente gli occhi potrebbe considerare l'attività del– l'episcopato italiano quale assistenza puramente rel_igiosa alle truppe. Né durante la guerra italo-etiopica del 1895-96, né durante la prima guerra mondiale, i vescovi o i cardinali italiani diedero al Governo i loro personali oggetti di valore. 21 Questo giornale fu uno dei piu decisi sostenitori della politica di Mussolini in tutte le sue forme. Nel numero del 18 settembre, il Gesuita francese Padre de la Briere rifed che in Francia gruppi di sinistra erano contro l'Italia "solo perché si opponevano al fascismo per pre– giudizio," ma ~ruppi di destra e del centro e i nazionalisti in massa riconoscevano la giustizia della politica mussoliniana. I cattolici francesi - volevano pace al di sopra di tutto ·il resto - concordavano pienamente in queste opinioni. Addis Abeba doveva essere posta sotto controllo in– ternazionale da esercitarsi, in nome dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia, dell'Italia che ave– va là i piu grandi interessi da proteggere. Ecco ciò che apparve nel numero del 4 ottobre 19.35: "L'Italia sta combattendo oggi su due fronti: militarmente contro l'Abissinia e politicamente contro quelle potenze, guidate dalla Gran Bretagna che cercano di opporsi alla sua impresa. La guerra abissina è la prima guerra del fascismo. Fidando nella forza del popolo italiano, imbevuto con gl'ideali del fascismo Mussolini fa questa guer::a contro la potenza mondiale britannica. Mus– solini ha cercato in tutti modi di venire a patti con la Gran Bretagna. Non è lui che ha sfidato l'Inghilterra e la Società. Ma lui è disposto a raccogliere la sfida, se sarà fatta. Se questa guerra finirà nel modo desiderato da Roma e se il Duce riuscirà a proteggere il suo fronte anche in Eu– ropa, allora può darsi che quest'impresa apra una nuova èra nei rapporti internazionali dell'I– talia." 21 hts Binchy è troppo intelligente per prendere sul serio questo documento di "neutralità" papale; quindi lo ignora. Né dà (State and Church, pp. 679-80) un quadro adeguato del bellicoso diluvio episcopale. Cita solo quattro fra quei "discorsi e sermoni di ec::clesiasticiitaliani" che "si possono qualificare come guerrafondai della piu bassa specie." Non manca però di ricordare che "alcuni mesi dopo la conclusione della guerra il prof. Salvemini ricavò da vari giornali italiani una scelta di quei discorsi, e non c'è bisogno di condividere il suo odio per la Chiesa e per il regime per convenire che seppe presentare un formidabile atto d'accusa" (p. 678). Cosi il lettore, invece di essere informato sui fatti che servivano di base all'atto di accusa, è deviato a sospettare la lealtà di un uomo che è spinto da "odio per la Chiesa e per il 1:egime." La "Chiesa è un ' ente morale" - costituito dal Papa, dalla Curia Romana, dal Clero superiore, dal Clero inferiore, e dai laici - centinaia di milioni di uomini, donne e bambini. Nessun uomo sano di mente, salvo che sia un teologo, può provare odio per tanti milioni di sconosciuti. L'autore di questo li– bro crede di conoscere i propri sentimenti. Mai in vita sua è stato spinto da "odio per la Chiesa." Ma durante la guerra etiopica ha sentito (e sente ancora) un disprezzo - molto peggiore dell'odio - per tutti coloro senza distinzioni nazionale, religiose o ideologiche. 7'57 BiblotecaGino Bianco

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