Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio Xl e la guerra etiopica la civiltà, per la giustizia e per la grandezza della patria contro un'odiosa e ingiusta coalizione," cioè contro la Società delle Nazioni. L'Arcivescovo di Matera affermò che "santità e italianità sono la stessa cosa." Il Vescovo di Sora disse: "Se voi mi chiedeste se si deve appoggiare una guerra che non è stata dichiarata ma che è stata provocata da una necessità cosi impellente quale il diritto di un popolo all'espansione, non esiterei a dare la mia risposta in senso affermativo. " 19 L'Arcivescovo di Trento si recò a rendere omaggio alla tomba dei fascisti morti per la causa della "rivoluzione fascista," e dopo aver trascorso qualche tempo in preghiera, parlò in lode delle Camicie nere {CS. 18- VII). Il Vescovo di Avellino assisté ad una cerimonia fascista con messa cantata. Dopo la lettura del Vangelo pronunciò un appassionato sermone durante il quale esortò gli uomini presenti ad arruolarsi, a combattere e a vincere nel nome di Dio, della Patria, del Re e del Duce. Poi amministrò la comunione a quasi tutte le Camicie nere, che dovevano unirsi alle truppe d'assalto nell'imminente guerra, benedisse la bandiera di un battaglione di giovani Camicie nere e distribui piccole medaglie d'argento agli uffi– ciali (T. 26-VII). Il Vescovo di Nocera Umbra (15-X) in una lettera al clero e ai fe– deli, dichiarò che l'impresa etiopica era "giusta e santa, necessaria per la difesa di una parte vitale del nostro paese, cioè delle colonie per il nostro bisogno urgente di espan– sione, per l'affermazione del nostro diritto di civilizzatori." "L'Etiopia è un miscuglio di tribu non civilizzate, un popolo che non ha la vera nozione dell'uomo, dei suoi diritti e delle sue libertà, un popolo il cui Cristianesimo, · staccato dal suo vero centro, Roma, è stato incapace di produrre tutte le benefiche con– dizioni a cui l'Occidente deve la sua storica grandezza, le sue virtu civili e creative... L'Italia cattolica ha il compito di portare i suoi principi di equità, carità e fratellanza cristiana ai popoli che ne sono privi... Noi quindi preghiamo e invitiamo gli altri a pregare Dio che adoperi l'Italia quale Suo strumento per l'adempirpento del divino co– mando di portare il Vangelo a tutti i popoli." Il Cardinale Arcivescovo di Genova disse m una sua pastorale: "Non è giusto che, mentre i nostri soldati sopportano con animo tranquillo dei sacrifici per il loro paese, qualcuno non dimostri interesse come se appartenesse ad un'al• tra naz_ione. Non tocca a noi giudicare, ma semplicemente accettare ciò che viene or– dinato dalle supreme autorità dello Stato" (23 ottobre). Il Cardinale Schuster, Arcivescovo di Milano, il 28 ottobre celebrò nella cattedra– le l'anniversario della marcia su Roma, "una data che aveva aperto un nuovo capitolo nella storia della Chiesa cattolica in Italia." "Oggi non solennizziamo una celebrazio– ne puramente politica, ma una festa essenzialmente cattolica." "La nostra vera e perfetta unità nazionale sta nella fede cattolica che è amata e vissuta da tutti, senza una fessura, come ha detto cosi giustamente il Duce, senza in– congruenza di alcun genere. Noi collaboriamo con Dio in questa missione nazionale e cattolica di bene, specialmente in questo momento in cui sui campi d'Etiopia la ban– diera italiana porta in trionfo la croce di Cristo, spezza le catene degli schiavi, apre la via ai missionari del Vangelo ... Il nostro valoroso esercito, con intrepida obbedienza, al comando della patria e a prezzo del suo sangue, apre la porta dell'Etiopia alla fede cattolica e alla civiltà romana. " 20 19 TOYNBEE, II, 104-5. 20 Un anno piu tardi il Cardinale Schuster salutò di nuovo la marcia su Roma quale "la preparazione degli animi alla redenzione dell'Etiopia dai vincoli della schiavitu e dell'eresia e al rinnovamento cristiano dell'antico Impero di Roma." Pur deplorando l'atteggiamento del Cardi– nale Schuster, BINCHY, State and Church, p. 671, afferma che i suoi discorsi "ebbero nella stampa mondiale una pubblicità del tutto sproporzionata alla loro reale importanza." Perché non avrebbe dovuto la stampa mondiale attribuire la loro reale importanza ai discorsi di un Cardinale? Quan– do acquistano e quando perdono importanza i discorsi di un Cardinale? Toynbee, (II, 100-101} af. 755 BiblotecaGino-Bianco

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