Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La Società delle Nazioni selo nemico in vista di ulteriori contestazioni cogli inglesi nella stessa que– stione, e perciò fece di tutto per raggiungere una soluzione dell'incidente salvandogli la faccia. E il Governo inglese lasciò fare perché neanche esso voleva alienarsi Mussolini in vista di nuove eventuali contestazioni col Go– verno francese, e perché quello che gli importava era che Mussolini eva– cuasse Cbrfu (SALANDRA, Memorie politiche, pp. 103-104). Questo è il metodo empirico inglese: badare ai guai immediati; e non fasciarsi mai la testa prima di essersela rotta. Inoltre, bisogna tener presente il "fattore incognito" (p. 56). Salandra non esclude che la minaccia fatta dal Duce, a vuoto, contro Ginevra, abbia avuto qualche utilità, in quanto forse moderò l'ardore dei piu focosi zelan– ti della Società delle Nazioni: "forse il digrignare dei denti è utile, quan– do si sa che il cane è capace sia_pure con suo finale danno, di mordere." E Guariglia (pp. 14, 30-31) è concorde con Salandra nel ritenere che "forse la sensazione di trovarsi di fronte ad un uomo politico anormale, le cui reazioni erano assai difficili a prevedere, fu uno dei principali motivi che indussero Inghilterra e Francia a cercare una transazione, che salvaguardasse il prestigio di Mussolini e non spingesse l'Italia verso nuove avventure." Avremo altre occasioni per ammirare la destrezza con cui il cane, digrignan– do i denti e minacciando il proprio stesso finale danno, riescirà ad ottenere quanto per un cane non arrabbiato sarebbe follia sperare. C'è poi per la politica francese e inglese nella crisi di Corfu una terza spiegazione, assai piu importante che quelle finora indicate. Ed è che Poincaré, Curzon e Mussolini erano perfettamente d'accordo, nel volere acJ cantonare la Società delle Nazioni non solo nella crisi di Corfu, ma in qualunque altra crisi, in cui- la cosiddetta "sovranità nazionale" di una Grande Potenza potesse essere messa in gioco. La Società delle Nazioni era stata, nel 1919, prodotta da un movimento morale mondiale tendente a sostituire tra le nazioni alla legge della for– za la legge della ragione. Il suo Patto impegnava i Governi associati ad ap– pianare le loro divergenze col metodo della conciliazione e dell'arbitrato e a considerare qualsiasi guerra o minaccia di guerra come questione d'inte– resse generale. Un socio della Società, che ricorresse alla guerra in viola– zione del Patto, doveva esser ipso facto ritenuto colpevole di aver commesso un atto di guerra contro tutti gli altri associati, e questi avrebbero messo in opera tutte le sanzioni economiche e militari necessarie a far rispettare il Patto. Era, come si disse, il sistema della "sicurezza coliettiva." Solamente, l'azione collettiva per la sicurezza collettiva non era affatto sicura. Diplomatici, capi militari, e uomini politici in tutti i paesi erano persuasi che rapporti internazionali basati sulla ragione fossero un sogno, al quale era impossibile dar corpo, altro non essendo la pace che un peri– coloso stato di cose tra due guerre, proprio come la salute, secondo certi medici, è una pericolosa condizione tra due malattie. Per conseguenza i Go– verni che formavano la Società, non presero mai sul serio né la Società delle 51 Bibloteca Gino Bianco

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