Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio Xl e la guerra etiopica pronunciasse quel verdetto, non sarebbe stato corretto che il Papa stigmatizzasse l'una o l'altr.a parte quale colpevole." Senza dubbio la Società delle Nazioni venne meno al suo dovere d'impedire lo scoppio della guerra e solo dopo che la guerra era cominciata condannò l'aggressore. Ma il Papa hon aveva il diritto di scusare la propria inerzia motivandola con la tattica dilatoria di Lavai e Baldwin, Hoare e Eden. Comunque la Società delle Nazioni final– mente si svegliò e designò l'aggressore. Che fece allora il Papa? "5. È facile dire: sia fatta giustizia anche se il mondo vada in rovina. Il regime fascista, sotto molti rispetti ingiusto... impedisce ingiustizie peggiori. - Se cade il fa– scismo - che in linea di principio io non approvo - nulla può salvare il paese dal caos. Cade con esso la causa di Dio." Questa era precisamente la tesi di Mussolini in quei giorni, e teneva una rivol– tella sul tavolo per dimostrare che il pericolo era reale ed imminente. L'Arcivescovo di Westminster gli rubava i fulmini. Gli ultimi due argomenti dell'Arcivescovo furono esposti piu diffusamente da Miss J .M.C. Toynbee, in una lettera al New Statesman and N ation, 2 novembre '35: "1. In Italia la Chiesa h'a goduto finora sotto il fascismo libertà di coscienza e libertà d'azione per lo meno in una misura che certo non le spetterebbe se andassero al potere il Comunismo o il Liberalismo anticlericale, che è attualmente in Italia la piu probabile alternativa al fascismo." In lingua povera, il ragionamento era il seguente: se Mussolini non riusciva nella impresa etiopica, un regime liberale (per non parlare di un regime comunista) avrebbe sostituito il regime fascista e la Chiesa sarebbe venuta a trovarsi in difficoltà. ·Era come dire che qualsiasi Governo potrebbe in qualsiasi momento intraprendere la piµ cinica guerra di aggressione, e tuttavia contare su la neutralità del Vaticano, purché concedesse alla Chiesa Cattolica "libertà di coscienza e libertà di azione." Invitati a ·scegliere tra quella "libertà" e la giustizia, Pio XI e Miss Toynbee avrebbero scelto sempre "la libertà della Chiesa." "2. Spetta alla Chiesa dichiarare la sua dottrina morale; la coscienza -umana, de– gl'individui, o delle nazioni, o della Società delle Nazioni, deve applicare quella dot– trina, e decidere - e quello è il caso attuale - se essa sia rispettata o no. La Chiesa non può assolvere un uomo o una nazione dal dovere di usare la propria coscienza." Binchy sviluppa quest'argomento meglio che non abbia fatto Miss Toynbee: "Il Vaticano ha sempre seguito la politica di lasciare alle autorità ecclesiastiche in ogni paese mano libera in tutte le questioni d'interesse nazionale, sia perché crede che esse siano i migliori giudici delViatteggiamento opportuno da adottare di fronte a tali questioni, sia perché sa che qualsiasi intervento da parte sua potrebbe esporre il clero locale all'accusa di condotta non patriottica nel prendere gli ordini da una 'istitu– z'ione straniera' su problemi locali. Quindi in tutte le guerre moderne ha permesso al clero di ogni paese belligerante di esprimere la propria solidarietà con lo sforzo della nazione e con la sua volontà di vittoria, senza, dal canto suo, fare nulla piu che ricor– dare genericamente a tutti i fedeli di tutte due le parti il dovere di carità verso i loro nemici (State and Church, pp. 643-4)." In altre parole, il Papa è come il generale di un esercito, i cui ufficiali (vescoV1e basso clero) e soldati (i laici), in caso di guerra, si dividono in sezioni nazionali e si massacrano a vicenda, mentre il generale rimane neutrale, e: quando la guerra è finita cerca di ottenere dal vincitore le maggiori concessioni possibili per la Chiesa cattolica. 743 Bib~otecaGino Bianco

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