Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appenditi guita al _colpo di rivoltella. 0 Albino Volpi: l'uomo che nel gittgno del 1924 aveva par· tecipato al rapimento e all'as~assinio di Matteotti" ed era stato assolto per omicidio ... preterintenzionale. Il capitano Cannone, continuando nelle indagini, trovò che la squadra degli arditi, in cui militavano Albino Volpi e Natale Zanaboni, era giunta a Bologna, sotto il CO· mando di Albino Volpi da Milano la sera prima; aveva partecipato in Bologna alle so• lennità della mattinata, e aveva fatto colazione nel caffè San Pietro, commettendo un mucchio di prepotenze. Mezz'ora prima dell'attentato se ne andarono. Ritornarono poco dopo, portando in trionfo un uomo che "appariva affranto, in preda a un'angoscia mortale," ed era in gabardina. I compagni dicevano che era stato lui a uccidere l'atten• tatore di Mussolini. Balbo, poco dopo, ordinò a tutti di partire in gran fretta. Il capitano Cannone accertò che l'individuo, che era apparso affranto e in preda a una angoscia mortale, era oriundo di Messina, ex tenente degli arditi, stabilito ora a qorizia, ed era protetto da Farinacci, di cui era fiduciario per il Friuli: quel Friuli dove il prossimo attentato era stato annunziato una settimana prima che avvenisse. Da tutte queste circostanze è lecito dedurre che quella era la persona col cappello • floscio e vestita di chiaro e in gabardina, che era un agente fascista, e che sparò una car• tuccia a salve. Questa conclusione può sembrare contraddetta dal fatto che la sciarpa e la giubba del Duce, forate da una palla, fecero mostra di sé, alcuni anni dopo, nella mostra della rivoluzione fascista a Roma. Ma i fabbricanti di reliquie conoscono benissimo come si manipolano certi prodotti. Si può essere tentati - e io sono stato per un certo tempo tentato - da una ipotesi piu atroce: che cioè l'agente provocatore, qualche tempo prima dell'attentato, abbia messo gli occhi sul figlio dell'antico anarchico, e gli abbia parlato del colpo che si poteva tentare, e l'abbia condotto con sé sul teatro dell'impresa, pre• parando cosf un capro espiatorio, a carico del quale c'erano i precedenti anarchici della famiglia. Se questa ipotesi avesse base nella realtà, la famiglia Zamboni sarebbe stata denun• data per le naturali rappresaglie subito dopo il linciaggio del giot1inetto. Figurarsi! Un attentatore anarchico a Bologna, proprio mentre si aspettava che sulla frontiera italo• francese la polizia italiana arrestasse un altro anarchico, lo Scivoli, segnalato da Ricciotti Garibaldi, con addosso lettere per eminenti antifascisti in Italia! (Vedi pp. 124, 125.) Ma sta il fatto che per parecchie ore nessuno accusò la famiglia a cui lo sventurato ra• gazzo apparteneva; verso la mezzanotte, quando il padre, inquieto per la non appari• zione del giovinetto, andò in questura a cercarne notizia, e ne riconobbe il cadavere martoriato, solo allora cominciò la sua via crucis. Si disse che nelle perquisizioni fatte in casa dello Zamboni, venne fuori un qua• demo, nella cui prima pagina il ragazzo aveva scritto le frasi seguenti: "Uccisi"; "Non posso amarti perché non so se vivrò dopo aver compiuto quello che mi sono promesso"; "Uccidere un tiranno che strazia una nazione, non è delitto, è giustizia"; "Per La libertà morire è buono e santo." Il ragazzo dunque sarebbe stato imbevuto, se non di idee coerentemente anarchiche, di velleità anarcoidi, e questo fatto condurrebbe alla suppo• sizione che era andato - o era stato condotto - in quel posto proprio con la inten• zione di attentare alla vita del Duce. Ma il giornalista, che ha potuto esaminare gli atti del processo Zamboni nell'archivio del Tribunale Speciale, afferma che "in un quadernetto del povero Anteo si trascrissero imitandone la calligrafia, vaghi appunti di un diario preannuncianti l'attentato." Pur• troppo, il giornalista pasticcione non indica l'autorità a CU\ attinge questa informazione di importanza eccezionale. Ma è da escludere che la abbia inventata lui. Un'altra notizia ci condurrebbe alfa stessa conclusione, a cui ci porterebbero le parole del quaderno se fossero autentiche. Nel 1946 Mammolo Zamboni afferma, nel vo• !umetto dedicato alla memoria del suo ragazzo (pp. 12•15), che il ragazzo portava con sé un revolver çon la intenzione di usarlo contro Mussolini; lo aveva trafugato all'insaputa della famiglia. Parlando con m~, nel settembre del 1947, Mammolo Zamboni precisò B"bl 738 G' B: 1 oteca 1no tanca

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