Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Mussolini storico di se stesso rono che proprio l'uomo dal cappello floscio, dopo aver sparato il colpo, fu iL primo a pugnalare il ragazzo. Sembra proprio strano che un giovinetto di 16 anni non straordinariamente intel– ligente, potesse da solo ideare l'attentato, e scegliere con eccezionale astuzia proprio quel gomito di strada dove l'automobile del Duce sarebbe stata costretta a rallentare, e perciò il bersaglio mobile avrebbe potuto essere piu facilmente colpito, e si sia trovato• in quel punto esatto proprio a quell'ora, per compiere l'attentato, mentre vi si trovava un'altra persona con l'identica intenzione. Certe, coincidenze non sono impossibili, ma di regola si trovano soltanto nei romanzi polizieschi. È assai piu semplice e naturale ritenere c;he il ragazzo si trovasse H a caso, per semplice curiosità, e a caso sia stato prescelto per il linciaggio immediato. Un capomanipolo della milizia, che si trovava nella folla, certo Pini di Brescia, durant~ il tumulto, disse a Italo Balbo, il quale era sceso dalla macchina che seguiva quella di Mussolini: "Ha detto: non sono stato io." E Balbo: "Stai zitto." Il Pini, alla vista di quel cadavere orribilmente maltrattato ~venne. Fu spedito, su due piedi, in automobile a Brescia. C'è dell'altro. Luigi Federzoni; che era ministro degli Interni, quando avvenne quel cosi detto attentato, ha parlato di un "mistero di Bologna": "Presumibilmente l'attentatore non fu il giovinetto Anteo Zamboni, pugnalato nel trambusto, non si seppe mai da chi.... L'attentato, anche se non fosse riuscito, sarebbe valso come un perentorio richiamo all'impegno rivoluzionario dell'uomo; e cos{ fu. Sta di fatto che le autorità locali procedettero incerte e lente nelle investigazioni, come se fossero inceppate da uno strano imbarazzo . ... Da per tutto si dovettero deplorare sanguinosi incidenti. con morti e feriti; ~ il comportamento delle prefetture e questure, durante e dopo quegli incidenti, fu general– mente molto fiacco. Col capo del Governo, chiusosi alla Rocca delle Caminate, ma indub– biament~ non ignaro delle obbrobriose canagliate che nel frattempo andava facendo il partito, non ci fu verso di comunicare per cinque o sei giorni. " 1 C'è dell'altro. Un capitano dei carabinieri; incaricato• delle ricerche, lamentandosi nel 1932 per essergli stata negata una promozione, attribui, almeno in parte, quella di– sgrazia alla sua "attività nel processo di Bologna per fare luce completa"; il Presidente del Tribunale Speciale, Cristini, "ne sapeva qualcosa"; Landolfi ed un altro magistrato addetto al Tribunale Speciale potevano testimoniare sulla sua "attività intelligente e $0- prattutto coraggiosa." Come ha osservato la signora Lorenzetti, quella parola "coraggiosa," è strana. Per avere "coraggio," quel capitano dei carabinieri deve avere disturbato persone potenti e pcricolo~e. I A rincalzo della signora Lorenzetti è venuto nel luglio del 1951 un giornalista, Giovanni Artieri, che ha potuto esaminare gli atti del processo Zamboni nell'archivio del Tribunale Speciale, ed ha trattato. quel truce episodio della storia fascista, su EpocYZ (Milano, Mondadori) del 7 luglio 1951. Il titolo del suo articolo dice tutto: "Un fascista sparò: linciarono un innocente." Purtroppo quel giornalista ha acciabattato verità e fantasie, senza nessun riguardo né per le une né per le altre, usando agenti provocatori come fonti attendibili, e facendo passare uomini illibati per agenti provocatori: - modello tipico del metodo con cui certi argomenti non dovrebbero essere trattati. Ma è da escludere che - antico e forse anche prossimo futuro fascista - abbia inventato i dati essenziali Ora questi coincidono <;on quelli che risultano da altre sorgenti meglio scrutinate. L'Artieri fa sapere, dunque, che il capitano dei carabinieri, Giovanni Cannone, vo– lendo veder chiaro mentre nessuno voleva veder chiaro, indagò su un· Natale Zanaboni, che aveva detto di essersi colluttato col ragazzo e averne ricevulo un colpo di pugnale nella coscia. Era - riferisce !'Artieri - "uno squadrista molto noto a Milano, amic;o di Albino Volpi," e si era trovato insieme con quell'uomo, "nel folto della mischia se- 1 "Nuova Stampa," di Torino, 9 giugno 1946. 737 -18 B....,." ..3ca Gino Bianco

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