Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Mussolini storico di se stesso punto esclamativo, che forse può essere interpretato come scherno, ma aggiunse al punto esclamativo un punto interrogativo. Non osò postillare "Falso." Perché? È certo che il colpo di revolver contro Mussolini non fu sparato dal giovinetto che fu linciato. Mussolini, interrogato a ForH, il giorno dopo l'avvenimento, depose di avere di– stinto "nettamente" un giovane di media statura, in gabardina, vestito di chiaro, con cappello floscio, che dopo aver superato i cordoni aveva fatto un passo verso la vettura e aveva sparato; "dai cordoni non ho visto uscire altre persone, fuori che lo sparatore." Anteo Zamboni, invece, era vestito con giacca marrone, portava un berretto in testa, e stava circa un metro dietro al cordone pei soldati, quando fu linciato. Furono arrestati il padre del giovinetto, Mammolo, la zia, Virginia, ed il fratello, Ludovico. Il padre e la zia, venti anni prima, avevano militato nel movimento anarchico; dopo la vittoria del fascismo, si erano astenuti da ogni attività politica, anzi il padre, proprietario di una piccola tipografia, faceva qualche lavoruccio anche per i fascisti. Il figlio trucidato faceva parte degli "avanguardisti" fascisti. La madre, malata di mente, fu prosciolta dopo alcuni mesi di prigione preventiva. L'altro figlio, Assunto, si trovava certamente in quel giorno a Milano sotto le armi, e bisognò lasciare stare anche quello. I documenti esaminati dalla signora Lorenzetti (Il processo Zamboni, nel Ponte, 1945, pp. 629 sgg.) mostrano che l'avvocato generale militare, Balzano, propose il pro– scioglimento di tutti quegli infelici "per inesistenza di reato"; la Commissione istruttori.a prima accettò quella proposta, e poi cambiò parere, e rinviò gli atti al Pubblico Mini– stero per un supplemento di istruttoria che scoprisse "tutti i responsabili" (26 agosto 1927). Il nuovo avvocato militare Landolfi, designato da Mussolini per il supplemento di istruttoria, formulò l'ipotesi che fossero stati sparati, non uno, ma due colpi di rivol– tella, da due persone diverse, delle quali una aveva oltrepasstao il cordone dei $Oldati, mentre il giovinetto, che stava dietro il cordone, sparava per conto proprio. Poco impor– tava che Mussolini e tutti i testimoni affermassero di avere udito un colpo solo. Dovendo ora cercare quell'altro attentatore, che non era stato linciato, il solerte Landolfi lo trovò in Ludovico, il fratello del giovinetto, che stava in prigione come il padre e la zia. Il Procuratore generale, Montesano, che doveva approvare l'accusa cosi formulata, piuttosto che consentirvi, presentò le dimissioni. Quando nell'ottobre del 1928 il processo fu trattato innanzi al Tribunale militare fascista, Ludovico dimostrò con un alibi indisputabile che si trovava a Milano nel giorno del delitto. Bisognò assolverlo. Ma il Tribunale condannò il padre e la zia, come com– pliai, a 30 anni di galera. Leandro Arpinati, uno dei "gerarchi" bolognesi, era convinto che Mammolo Zamboni e la cognata erano innocenti. Lavorò intensamente insieme all'avvocato difensore dei condannati per ottenere da Mussolini che ai due infelici fosse resa giustizia. Nel 1932 riusci a farli graziare. Uscendo di prigione, Mammolo Zamboni ringraziò Balzano per l'opera di giustizia che aveva tentato di compiere. Balzano gli rispose: "La grazia sovrana è sempre neces– saria a rilevare la innocenza, che le leggi non hanno potuto sottrarre al falso giudizio degli uomini." Mammolo Zamboni racconta che Arpinati nel presentare a Mussolini il memoriale, in cui il difensore degli accusati dimostrava la loro innocenza, disse a Mussolini: "È ora che tu risolva la questione Zamboni. Tu sai che egli è innocente." E Mussolini: "Se fosse innocente, non sarebbe stato condannato." "No, Zamboni è stato condannato insieme alla cognata perché tu ordinasti di condannarli." "Non è vero." "A me l'ha detto Cristini." (Il Presidente del Tribunale Speciale che pronunziò la condanna.) Mussolini, arrabbiatissimo, fece venire Cristini in presenza di Arpinati. Cristini confermò l'afferma– zione di Arpinati. "Per dimostrarti che non è vero," scattò Mussolini, "sono pronto a sot– toporre al re la grazia sovrana." Cosi i prigionieri furono graziati, ma Cristini fu l~cen- 735 BiblotecaGino Bianco

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