Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendice D Mussolini storico di se stesso Sul principio del 1932 io pubblicai un volume (Mussolini diplomate, Paris, Grasset), dedicato alla politica estera del Duce dal 1922 al 1931. Una copia del libro fu da me mandata a Mussolini in "omaggio di ammirazione e di gratitudine" per il mio "collabora– tore infallibile ed inesauribile." Non ricordavo piu quella burla (di gusto piuttosto discuti– bile), quando a Milano, nell'agosto del 1947, il signor Gaetano Baldacci, redattore del Corriere della Sera, mi informò che Mussolini aveva letto quel libro e lo aveva postillato. Il signor Baldacci possedeva quella curiosità bibliografica, ed ebbe la cortesia di la– sciarmela esaminare. Mussolini scrisse in lapis · rosso nella prima pagina del libro: "Letto il 20-21 febbraio 1932-X." (Quel X è l'anno dell'era fascista, per chi se ne sia dimenticato.) In 56 delle 338 pagine, vi sono passi sottolineati o segnati in margine con una linea o una freccia, quasi sempre in lapis rosso, qualche volta in lapis blu. Per esempio a p. 8 del libro francese (p. 8 del presente libro), io dicevo di essermi sempre domandato, prima di fare un'affermazione, che cosa avrebbe potuto dire per smentirmi un ammiratore di Mussolini, che non fosse stato stupido, ma intelligente, e fosse stato bene informato; queste parole furono sottolineate in lapis rosso. A p. 19 del testo francese (pp. 694, 695 del presente libro) sono sottolineate le date del 3 maggio 1919 e marzo 1925, e il nome di Mahre Torrès, e a p. 20 (p. 695 del presente libro) i titoli e le date dei giornali francesi "Quotidien, 9 novembre 1926" e "Populaire, 9 janvier 1928." Non è possibile indovinare che cosa quei segni abbiano voluto dire in quelle 56 pagine. In cinque punti lo storico di se stesso scrisse in margine "falso." In uno mise un punto esclamativo, che certamente significò scherno. E in uno pose un punto esclamativo seguito da un interrogativo. 1) A p. 17 del libro francese (p. 27 del presente libro) io avevo scritto che nel dicembre 1920 Mussolini comprese che la causa di D'Annunzio a Fiume era perduta e "andò a fare un viaggio di studio in Germania finché non fu passata la crisi." Mussolini postillò: "Falso. A Berlino nel 1922." Aveva ragione. Ma se il viaggio a Berlino avvenne due anni dopo, rimase sempre il fatto che nell'autunno del 1920 Mussolini ab– bandonò D'Annunzio al suo destino. Eucardio Momigliano, che ha avuto a sua disposi– zione i documenti dannunziani, attesta che nell'autunno 1920, mentre il Governo italiano negoziava il Trattato di Rapallo, Mussolini "non nascondeva la sua simpatia" per la soluzione cosi predisposta, e il 13 novembre giudicò l'accordo per Fiume buono, affer– mando che il fascismo non era intransigente in materia di politica estera. "Il voltafaccia era evidente ed impudente, e rimane inesplicabile." D'Annunzio abbandonò Fiume "col cuore gonfio di rancore verso colui che nell'ora piu tragica della sua vita lo aveva rinnegato" (CS. 6, 9-XI-1947). lo ho corretto in questa edizione l'errore, in cui ero incorso ed ho scritto: "Il Direttore del Popolo d'Italia, assu,nse un attegaiamento di equivoca neutralità, che D'Annunzio condannò· come tradimento." 733 BiblotecaGino Bianco

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