Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio Xl e le minoranze nazionali Il presente decreto vincola ogni sacerdote appena presane conoscenza e dura m vigore sino al 31 dicembre 1938. Dato a Fiume, dal Nostro Palazzo Vescovile il 1° novembre 1936 f.to ANTONIO, Vescovo " 8 Non tutti i vescovi consentirono a cadere cosi in basso c0me il Vescovo di Fiume. Due rifiutarono di prestarsi a simili pratiche, ed è atto di giustizia ricordarli: monsignor Francesco G. Sedej, arcivescovo di Gorizia, e monsignor Fogar, vescovo di Trieste. I fascisti accusavano l'arcivescovo Sedej d'incoraggiare il clero slavo a resistere all'italianizzazione ( CS. 7-IV-1931), e chiesero che "alla sede arcivescovile di Gorizia fosse preposto un prelato italiano," e che nel seminario di Gorizia, "il corpo insegnante quasi totalmente slavo" fosse sostituito da professori provenienti da Roma; "solo in questo modo sarebbe stato possibile modificare la deplorevole posizione d'inferiorità oc– cupata dalla cultura e dalla nazionalità italiana in quella regione di confine" ( Corriere Padano, 7-III-1931). L'arcivescovo Sedej mantenne le sue posizioni finché poté. Il 4 settembre 1931, men– tre una disputa fra Pio XI e Mussolini sull'applicazione del concordato era arrivata allo stadio acuto, emanò istruzioni al clero nel senso che la lingua d'insegnamento per i fedeli doveva essere "la lingua materna o la lingua dell'ambiente familiare." Ma non appena Pio XI e Mussolini appianarono le loro divergenze, monsignor Sedej si dimise dalla carica. . Pio XI nominò un "amministratore apostolico," cioè un commissario straordinario con funzioni episcopali, per la diocesi di Gorizia. E scelse un frenetico nazionalista italiano, monsignor Sirotti, che iniziò immediatamente, fra i vivi applau~i dei fascisti locali, l'opera di "italianizzazione" nel seminario. Coloro che non chiudevano deliberatamente gli occhi, capirono che le dimissioni di monsignor Sedej erano uno dei risultati della riconciliazione fra Pio XI e Mussolini, e che Pio XI aveva ancora una volta venduto la minoranza slava al fascismo. L'Osserva– tore Romano (17-XII-1931) cercò di dissipare questa convinzione generale, annunciando che monsignor Sedej . si era dimesso per ragioni di salute, come era dimostrato dalla sua morte avvenuta poche settimane dopo, anzi aveva scritto, in data 3 novembre, una lettera nella quale "inviava a sua Santità i piu profondi e devoti ringraziamenti per avere ac– colto benignamente la sua domanda di esonerarlo dal governare l'archidiocesi di Gorizia." Il giornale dimenticò di spiegare perché monsignor Sedej, a differenza di quel che fanno tutti gli altri vescovi, non aveva aspettato pazientemente la morte invece di dimettersi proprio dopo la riconciliazione del settembre 1931, e perché Pio XI avesse sentito anche lui il bisogno urgente di accettare le dimissioni invece di consigliare il prelato a rima– nere al suo posto, magari nominandogli un "ausiliare," come il diritto canonico con– sente in caso di malattia, e nominando un ausiliare che non fosse un nazionalista-fasci– sta italiano. All'Osservatore Romano rispose la Kolnische Zeitung accusandolo di avere citato dalla lettera di monsignor Sedej le sole parole che facevano comodo a Sua Santità. Monsignor Sedej era stato invitato piu volte da un visitatore apostolico, durante il 1931, 8 Per lunga tradizione era concessa agli slavi dell'Istria, di Fiume e delle isole di cantare parti della liturgia in antico slavo, invece che in latino. La Congregazione dei Riti del Vaticano riconobbe la legittimità di quest'antica consuetudine (18-XII-1906). BrNCHY, State and Church, p. 544, afferma che il clero slavo "nei dintorni di Fiume aveva dato un'interpretazione indebita– mente generosa" al decreto della Congregazione dei Riti: "Poiché molti di essi non conoscevano il vecchio slavonico, vi sostituirono semplicemente il croato, e lo usarono su scala molto piu vasta di quanto il decreto avesse mai contemplato." Mons. Santin, Vescovo di Fiume, armato di un de– creto della Congregazione romana, iniziò una campagna contro "gli abusi linguistici nella sua dio– cesi e sospese vari preti croati per rifiuto di obbedienza." Benissimo. Ma mons. Santin ripristinò il vecchio slavonico o sostitui il latino tanto al vecchio slavonico quanto al croato contemporaneo? Il prof. Binchy elude questa questione per discolpare il Vescovo di Fiume. [Dopo la pubblica– zione Laterza del Mussolini Diplomatico, il vescovo Santin querelò Salvemini per diffamazione, ma poi ritirò la querela e il processo non si fece. - N.d.C.] 725 BiblotecaGino Bianco

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