Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici preti italofobi; ma questi preti sono popolari precisamente perché sono anti-italiani. Poiché il fascismo teme la propaganda nazionale jugoslava, vorrebbe sostituire i vecchi preti con preti giovani ispirantisi alla politica del regime." Nel gennaio 1931 si fece avanti il Procuratore Generale per la provmc1a di Trieste: .. "C'è da sperare che certi sistemi cesseranno un po' per volta di essere tollerati, specialmente per quanto riguarda l'uso di una lingua che non è la nostra ... Di regola i preti delle regioni di confine fanno uso di una lingua che nessuno in terra italiana è obbligato a conoscere... Siamo giustificati se ci teniamo sulle difese contro preti di questo genere... Dobbiamo esigere da ogni prete che non solo desista dal fomentare l'odio, ma cerchi di mitigarlo, tenendo sempre presente la stipulazione del Concordato, che dà la preferenza alla lingua italiana anche nel dominio spirituale." Il Vaticano comprese che cosa voleva dire il Procuratore Generale. L'Osservatore Romano (25-1-1931) prese a volo l'ammissione che la lingua italiana "si andava diffon– dendo sempre di piu." Questo significava ch'essa non era ancora diventata la lingua dell'intera popolazione. Finché durava questo stato di cose 1 i ministri del culto dove– vano per forza usare nell'insegnamento della religione la lingua che i credenti com– prendevano piu agevolmente, specialmente quando si trattava di bambini e delle per– sone piu umili. "Tutta la questione è qui. E ci sembra tanto semplice, ovvia, e vorremmo dire, onesta che il volerla ridurre o innalzare, come si voglia, a problema, a minaccia, a pericolo politico con relativa responsabilità del Clero, appaia, per lo meno, un artificio. (... ) Pensare che se si predica ancora, in certe terre di confine, se ancora si insegna il catechismo nella lingua degli allogeni, questo sia per atto di ostilità politica, da parte del Clero, il quale ~oprattutto nell'esercizio del suo sacro Ministero, non può non rifug– gire da ogni tendenza partigiana, significa non solo voler pensare ciò che non è; non solo anteporre [sic] un puro interesse spirituale ad impazienze ingiustificate sulla gra– duale diffusione della lingua, ma significa dimenticare che la cosa si ripete in tante altre parti d'Italia, ove, spesso per meglio farsi intendere in chiesa, si parla talvolta in dialetto: in Aosta, il francese: nell'Alto Friuli - italiano dal '66 - lo slavo ancora. E quando mai, per questo, si vollero vedere recondite intenzioni politiche nel Clero, e quando mai le popolazioni furon, per questo, indotte a minore carità di Patria?" (L'Osservatore Romano, 23-1-1931). Questa era la "tesi." Ma i fascisti sapevano che sarebbe venuta !'"antitesi," e l'af– frettarono a modo loro. Il reverendo Karel Essich, nel paese slavo di Krkavce (Carcasse) fu condannato ad un anno di confino perché nella sua chiesa aveva fatto sparire dalle immagini della Via Crucis le leggende italiane che i fascisti avevano, di propria auto– rità, incollate sulle leggende slave. Don Simeon Friulic, parroco di Castelverde (presso Pisino), fu denunciato all'autorità giudiziaria per avere distribuito ai contadini le pubbli– cazioni della società di S. Ermacora "contrarie all'ordine nazionale dello Stato." Fatto piu grave: il detto parroco "era uno dei pochi, anzi il solo in Istria, ad ostentare nella firma degli atti parrocchiali l'accento acuto croato sull'ultima lettera del suo cognome" (Corriere Padano, 29-1-1931). Leopold Jurca, parroco di Villa Treviso (presso Pisino), fu accusato dello stesso delitto (S. 5-111-1931). "Le pubblicazioni in parola," spiegarono i giornali fascisti, "non sono soltanto di carattere religioso: ve ne sono anche di pro– fane, che sotto forme di sillabari, romanzetti, calendari agricoli, contengono veleno con– tro la lingua nazionale e contro le scuole italiane a favore dello spirito separatista croato" (Corriere Padano, 5-111-1931). Nel febbraio 1931 il Principe Vescovo di Zagabria in Croazia fece appello ai Vescovi cattolici di Jugoslavia perché si unissero a lui nel pregare Dio per la libertà religiosa degli slavi in Italia. I giornali italiani chiesero che il Vaticano inducesse all'obbedienza il Vescovo. croato. Il Corriere della Sera (9-111-1931) scrisse: 722 BiblotecaGino Bianco

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