Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pio Xl e le minoranze nazionali Quando nel 1925 fu istituita la diocesi di Fiume, il Vescovo, mons. Santin copd i posti nel capitolo della nuova diocesi interamente con preti italiani, e cominciò a sosti– tuire preti italiani agli slavi, nelle parrocchie. Nelle parrocchie slave i preti italiani non sapevano parlare la lingua del popolo. Sarebbe infantile affermare che il Vescovo di Fiume agisse contro le istruzioni di Pio XI. Nei negoziati, che portarono agli accordi del febbraio 1929, Pio XI domandò che "l'istruzione religiosa nelle scuole elementari delle nuove province fosse impartita nella lingua materna." Questa era la "tesi." Mussolini rifiutò 5 : anche lui aveva la sua "te– si": la conoscenza della lingua italiana doveva essere obbligatoria per tutti i vescovi e i parroci. Sua Santità cedette a questa tesi e la incluse nell'art. 23 del Concordato, con– tentandosi della condizione che ai preti in località abitate da minoranze _nazionali "po– tessero" "qualora fosse necessario" essere dati coadiutori che sapessero parlare la lingua locale al pari dell'italiano. Questa fu l'"ipotesi." Grazie al Concordato, Pio XI ottenne per l'" Azione Cattolica" in Italia il diritto di tenere le sue adunanze, di pubblicare i suoi bollettini, di fare la propaganda reli– giosa, e di questi diritti fu geloso custode. I vescovi della Venezia Giulia ordinarono agli slavi di unirsi agl'italiani nell'Azione Cattolica italiana. Gli slavi reclamarono il diritto di avere un'organizzazione propria come tutti gli altri cattolici del mondo. Quelli fra essi, che avevano esitato riguardo alla linea di condotta da seguire, furono confer– mati nel loro rifiuto dal fatto che nel "plebiscito" del marzo 1929 l'Azione Cattolica italiana invitò i suoi membri a votare in favore della lista fascista. Pio XI lasciò che gli slavi restassero privi di quell'Azione Cattolica, che egli considerava un'assoluta neces– sità per i cattolici nel resto del mondo. Gli slavi soggetti alla dominazione fascista fu– rono l'unico popolo cattolico del mondo, a cui non fosse permesso avere una rivista e neppure un bollettino nella propria lingua. Pio XI non trovò nulla da ridire; se ne lavò le mani come Pilato. Alla fine del 1929 il Vescovo di Parenzo e Pola cominciò ad eliminare i preti croati dalle parrocchie della diocesi, e a sostituirli con italiani, oppure a costringere a predi– care in italiano quelli che non erano mandati via. 6 Il Vescovo di Zara fece altrettanto. Il Vescovo di Fiume non si oppose certo alle intenzioni di Pio XI, quando consenti che alla colonia magiara di Fiume - costituita da poche centinaia di persone - le predi– che fossero fatte nella lingua magiara, ma proibi l'uso dello sloveno e del croato nelle chiese della città, benché vi fossero parecchie migliaia di slavi. Né fu all'insaputa o contro la volontà di Pio XI, che l'Ordine dei Cappuccini nel 1930 insediò un gruppo di frati nel convento di Santa Croce, presso Aidussina, per so– stituire i frati slavi, che furono spediti al di là della frontiera in Jugoslavia. La stamptl fascista lodò questi "ottimi religiosi italiani" benemeriti di una "salutare propaganda na– zionale" (S. 27-II-1931). Nella notte del 26 febbraio 1931 tre bombe esplosero nel giar– dino e nel corridoio del convento (Corriere Padano, 27-II-1931), per dimostrare ai frati quanto gli slavi apprezzassero la loro "salutare propaganda nazionale." Il 26 novembre 1930 il sottosegretario al Ministero dell'interno annunziò che erano stati riferiti alle autorità ecclesiastiche i casi di certi preti, che si ·agitavano nella Venezia Giulia "contro gl'interessi della nazione e le direttive del regime"; se non troncavano questo "grave scandalo," il Governo sarebbe stato costretto a prendere le necessarie misure con i mezzi a sua disposizione." Il 9 dicembre 1930 il giornale di Mussolini, Il Popolo d'Italia, pubblicò un· articolo sull'atteggiamento del clero slavo nella Venezia Giulia, accusando i vescovi di proteggere il clero inferiore slavo e di rifiutare di espel– lerlo malgrado i suoi sentimenti e la sua attività anti.:italiana. "La Chiesa favorisce i cattolici slavi in quanto sono cattolici. Il fascismo li perse– guita in quanto sono slavi. La Chiesa teme la propaganda ortodossa dei serbi, e vuole trattenere i vecchi preti aventi prestigio tra la popolazione, anche quando si tratti di ◄7 s MARIO M1ss1R0LJ, Date a Cesare, pp. 427, 454. • BINCHY, State and Church, pp. 556-64. Bio1otecaGino Bianco 721

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